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Vincenzo Visco: "Così la Germania farà saltare l'Unione Europea"

Matteo Legnani
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«L' Europa è attraversata da un' ondata di follia che rischia di disintegrarla. Il Paese più a rischio rimane la Grecia, e poi…». Il Portogallo? «Il Portogallo si affaccia sull' Oceano, piuttosto l' Italia, che è immersa nel Mediterraneo e, dopo Grecia e Cipro, è il Paese che più ha visto ridursi il Pil durante la crisi, fino al 10%... La Germania ha atteggiamenti inquietanti. Ad Atene sono state imposte condizioni impossibili per il rientro, e si parla di sospenderla da Schengen perché i profughi sbarcano laggiù: la classe politica europea non sa dare risposte alla crisi economica e migratoria. Manca uno statista». Ma allora sull' Europa e la Merkel la pensa come Renzi? «La Merkel ha operato soprattutto nell' interesse del suo Paese, lo dico da prima di Renzi. L' Europa a guida tedesca ha sbagliato l' interpretazione della crisi, ha confuso le cause con gli effetti. Si è pensato che la recessione fosse determinata dall' eccesso di debito, invece l' Europa, a parte le bolle immobiliari di Spagna e Irlanda, stava abbastanza bene: la sua crisi era importata, indotta dalla bolla dei mutui americani». Risultato? «Vittima della visione ordoliberista dei tedeschi, secondo cui l' economia va avanti come i panzer, con regole e rigore, tutta Europa si è fatta imporre politiche di drastica austerità mentre gli Usa attivavano politiche keynesiane di aumento della spesa pubblica, con l' effetto che mentre da noi la crisi si è avvitata, tanto che abbiamo avuto una recessione sulla recessione, gli Usa ne sono usciti». Prodi parla di una situazione drammatica. È davvero così? «Nel mondo no, perché sia la crisi del petrolio che quella cinese hanno motivazioni congiunturali: la prima è dovuta alla guerra che l' Arabia sta facendo agli Usa sullo shell gas, mentre la seconda è dovuta al fatto che Pechino sta puntando sul mercato interno. In Europa invece lo è: ci giochiamo tutto nei prossimi 5/10 anni, se sbagliamo potremmo non far più parte del circolo dei Paesi ricchi. Ravviso delle similitudini con lo scenario che portò alla grande depressione del '29 e alla nascita dei totalitarismi negli anni Trenta». Sta facendo del terrorismo? «Guardi, la crisi del 2008, così come quella del '29 è dovuta a trent' anni di politiche e mercati ultraliberisti e senza controllo, che permettono grandi ricchezze ma sono instabili e destrutturanti. E come allora l' Europa rispose con l' austerità, generando panico, blocco dei consumi e sfiducia nei politici. Da qui, allora la nascita dei regimi totalitari, figli di cittadini incarogniti e di una classe politica incapace di rassicurarli, e oggi la nascita delle pulsioni nazionalistiche e isolazionatiche». Quali gli errori dell' Europa? «A parte l' austerità, è stata suicida la corsa all' allargamento senza regole. Una scelta che aveva ragioni geopolitiche nel senso di sottrarre l' Est alla sfera d' influenza russa ma che ha diluito il concetto d' Europa e impedito che diventasse una federazione di Stati, favorendo i nazionalismi. La Ue si è allargata senza fortificarsi e ora gli Stati, terrorizzati dall' immigrazione, vogliono chiudere le frontiere, abbandonando i Paesi più esposti, ma sarebbe la fine dell' Ue». La Germania ce l' ha con noi? «I tedeschi ritengono che se gli italiani singolarmente sono più ricchi di loro è perché non rispettano le regole del gioco e perciò gliela vogliono far pagare. Apprezzano l' energia di Renzi a livello di governo e lo vedono come un riformatore, ma non lo credono affidabile sui conti e sono irritati dal suo continuo mercanteggiare sullo sforamento dei parametri Ue». Rischia la fine di Berlusconi? «Berlusconi fu fatto cadere dall' Europa, ma non solo, perché non rispettava le regole e non rispondeva a Berlino. Anche Renzi è vissuto come inaffidabile ma è più forte in Parlamento e fronteggia una Ue più debole e insicura». L' Europa può morire? «Sì, se la Germania e i suoi alleati continueranno a sostenere posizioni insensate e divisive. E la catastrofe sarà totale. Nessuno può prevedere cosa accadrebbe». Quali sono le forze che remano contro l' Europa evocate da Draghi? «Non credo che Draghi alludesse a un complotto internazionale. Diceva solo che il sistema Europa, in particolare quello bancario, è molto debole e in balia degli speculatori e che siamo in presenza di un insieme di forze globali che spingendo per la deflazione, vanificano i suoi interventi». Il bazooka non è bastato? «È servito a salvare l' euro. Ma ora sarebbe più utile, anziché dare soldi alle banche, girarli ai cittadini per far ripartire i consumi». Come ci si salva adesso? «Un unico bilancio federale, titoli di debito congiunti, medesima politica fiscale, pulizia nei bilanci, un fondo comune con garanzia collettiva dove far rientrare tutto il debito oltre il 60% e il rilancio della domanda, con spesa pubblica per infrastrutture: Berlino deve convincersi che non viviamo una crisi della finanza pubblica ma della domanda. E poi un cambio di mentalità: l' immigrazione incontrollabile porta gli Stati a chiudersi, invece servono politiche solidali e collegiali». E il ministro del Tesoro europeo unico la convince? «In teoria dico sì. Ma vista la situazione attuale temo non abbia senso: sarebbe solo un tecnocrate garante degli interessi tedeschi».  Parlava di banche: qui l' Europa ci ha proprio fregato… «Il nostro sistema bancario prima della crisi era il più solido. Poi l' austerità l' ha minato, perché a causa della crisi imprese e famiglie non sono più state in grado di onorare i debiti, che si sono trasformati in sofferenze. Ora, dopo aver contribuito a salvare le banche tedesche e spagnole, ci siamo visti negare il salvataggio delle nostre banche coi soldi delle altre banche italiane: eravamo i migliori, ci trattano da peggiori». Che idea si è fatto della vicenda Banca Etruria, di cui è stato chiesto lo stato d' insolvenza? «Una piccola banca gestita da gruppi di potere locali, quando non addirittura da amici, che si scambiavano favori e prestiti e la mandavano avanti in funzione dei loro rapporti. Fino ad arrivare alla truffa degli obbligazionisti. Non mi stupirebbero conseguenze penali in capo agli amministratori». Deutsche Bank ha perso il 30% in un mese: salterà? «Avrebbe dovuto fallire da anni, perché è imbottita di titoli tossici. Ma Berlino non lo consentirà». È d' accordo con il bail in, che prevede che obbligazionisti e correntisti rispondano con i loro soldi dei debiti della banca? «Il bail in risponde alla logica luterana e pedagogica dei tedeschi, secondo cui punire chi si affida a banche mal gestite migliora il sistema. Nei fatti, però, sui conti correnti è un autogol, perché porta a non fidarsi più delle banche». Perché non posso depositare i miei soldi presso Bankitalia, per tenerli al sicuro? «Ma in caso di collasso della Ue salterebbe anche Bankitalia». Ma non saranno le troppe tasse a bloccare l' economia? «Le tasse sono alte perchè è altissima l' evasione. Io, che ero riuscito ad abbassarla di molto, avevo fatto scendere la pressione fiscale al 42%, riducendola di 4 punti di Pil. Oggi, con il detassatore Renzi, siamo al 45 e oltre. I miei tagli all' Ires e all' Irap poi erano riduzioni strutturali, non bonus per cercare il consenso tipo gli 80 euro». Ma se è passato alla storia come Visco-Fisco e Dracula... «Solo perché con gli studi di settore, la dichiarazione unificata e il fisco telematico ho fatto pagare le tasse a chi non le aveva mai pagate. E resta che dal '96 al 2001 l' evasione dell' Iva è scesa dal 40% al 30%: non mi sono fatto amici, ma i conti ne hanno giovato». E della pubblicazione dei redditi si è pentito? «I redditi sono pubblici per legge, tant' è che i quotidiani pubblicavano quelli dei più ricchi della città. Io li ho solo messi in rete, sfruttando la tecnologia, che è la nemica degli evasori. Mentre il contante è il loro migliore alleato». Non apprezzerà quindi che Renzi abbia alzato il tetto del contante a tremila euro... «Il mondo va nella direzione inversa. Draghi vuol eliminare le banconote da 500 euro, nel Nord Europa praticamente il contante non esiste più. È questione di tempo: nel 2030 non circolerà quasi più neppure da noi, per fortuna». Difende anche Equitalia? «È uno strumento del sistema fiscale. Certo il più antipatico, ma qualcuno deve pur esigere i crediti da chi non ha pagato le tasse». Si è parlato di abusi, aggiotaggi, commissioni usurarie... «Distorsioni a cui mi sembra si sia posto rimedio, o comunque lo si stia facendo». Il Pd esiste ancora o Renzi l' ha rottamato? «Per certi aspetti, il Pd ha iniziato a esistere proprio da che c' è Renzi, che ha facilitato il superamento delle differenze derivanti dalle diverse origini e provenienze. La vera domanda è se questo Pd è ancora un partito di sinistra». Pensa a una scissione? «Non credo. Ma vale il discorso fatto per la Ue: se si continuano ad assumere posizioni irrazionali e di rottura, la situazione andrà fuori controllo. La scissione dipende da Renzi: se, come in Sicilia, andrà avanti a imbarcare gente antitetica a storia e valori del Pd, perfino uno fedele alla ditta come Bersani potrebbe andarsene». E con Verdini, Renzi fa bene? «È un' alleanza di governo e ha un significato tattico, non può trasformarsi in accordo politico». Quale fu l' errore di Bersani? «È troppo rispettoso delle regole della democrazia e degli altri protagonisti della politica. Doveva andare a votare prima, non aspettare la fine della legislatura». E doveva fare la grande coalizione lui con Berlusconi? «No, è stato coerente: dopo una campagna elettorale tutta contro Berlusconi, non ha fatto accordi. E grazie alla coerenza è l' unico della vecchia guardia che è difficile rottamare». di Pietro Senaldi

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