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Napolitano smentisce Repubblica: "Niente salvacondotto per Berlusconi"

Il Quirinale scrive al vicedirettore Giannini: "Mi auguro che sia attento a tutti i sediziosi, non solo quelli di una parte"

Sebastiano Solano
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  A Repubblica non sanno più che pesci prendere. Prima del governo tecnico la linea editoriale era chiara: anti-berlusconismo duro e puro. Dimessosi Silvio Berlusconi, un attimo di vuoto e, voilà, giravolta: elogi sperticati a Mario Monti e, soprattutto, a Giorgio Napolitano, su cui il quotidiano di Largo Forchetti ha sprecato paginate di articoli legati tra loro dal fil rouge dell'adulazione. E le cose sembravano andare bene, con Eugenio Scalfari e Giorgio Napolitano fotografati insieme in un'occasione ufficiale, a dimostrazione della confidenza e della stima reciproca che intercorre tra i due. Poi, un giorno, arriva Massimo Giannini, editorialista di Repubblica, e rompe l'idillio. Il Pdl manifesta davanti al Palazzo di Giustizia di Milano contro la magistratura politicizzata e lui sfila dal cassetto, impolverito, l'antiberlusconismo di un tempo, mettendo nel mirino, anche e soprattutto, Napolitano. Ed è bufera. Il presidente della Repubblica risponde ad editoriale di fuoco di Giannini con una lettera altrettanto piccata, intrisa di velenoso sarcasmo e tagliente ironia. Giannini attacca Napolitano - La penna di Repubblica, in un editoriale, aveva lamentato la 'timidezza' di Napolitano nei confronti degli esponenti del Pdl, che gli avevano chiesto un incontro per poter esporre le proprie preoccupazioni riguardo la piega che stanno prendendo alcune frange della magistratura. Con un comunicato stampa diffuso a seguito dell'incontro, Napolitano, tra le altre cose, definiva comprensibile le preoccupazioni di Angelino Alfano di "veder garantito che il suo leader possa partecipare adeguatamente alla complessa fase politico-istituzionale già in pieno svolgimento". Da questo passaggio, Giannini traeva le seguente conclusioni: "Il messaggio implicito ai giudici che stanno indagando o processando Berlusconi è il seguente: fate in modo che gli appuntamenti giudiziari che lo riguardano non intralcino o non si sovrappongano con queste scadenze, dal buon esito delle quali dipendono le sorti politiche della nazione". Poi concludeva: "L' effetto pratico di questo "monito" è rilevante. Nei fatti, è come riconoscere al Cavaliere un "legittimo impedimento" automatico, o un "Lodo Alfano" provvisorio". E Napolitano lo sbertuccia - Nella lettera indignata che il Presidente della Repubblica manda al quotidiano fondato da Scalfari, il tono è quello di stizza. Chiosa Napolitano: "L'incontro in Quirinale con i rappresentanti della coalizione cui è andato il favore del 29 per cento degli elettori, era stato confermato dopo mie vibrate reazioni - di cui, del resto, il suo giornale aveva ieri dato conto - espresse direttamente ai principali esponenti del Pdl per la loro presa di posizione. Quel rammarico, ovvero deplorazione, è stato da me rinnovato, insieme con un richiamo severo a principi, regole e interessi generali del paese che, solo con tendenziosità tale da fare il giuoco di quanti egli intende colpire, Giannini ha potuto presentare come 'riconoscimento al Cavaliere di un legittimo impedimento automatico', o di un 'lodo Alfanò provvisorio'". Il finale della lettera è una lezione democrazia: "Mi auguro che da parte di Giannini, anziché deplorare aggressivamente il Capo dello Stato per non avere manifestato lo 'sdegno' e la 'forza' che il bravo giornalista avrebbe potuto suggerirgli, ci siano in ogni occasione rigore e zelo nei confronti di tutti i sediziosi, dovunque collocati e comunque manifestatisi". Touchè.  

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