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Pd, nominati i capigruppo: Zanda al Senato, Speranza alla Camera. Ma il partito si spacca

Matteo Legnani
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L'ha fatto ancora. Nonostante gli appelli alla prudenza provenienti da una parte del suo stesso partito, oltre che dal Pdl. Pier Luigi Bersani ha impacchettato un altro regalo e lo ha consegnato ai grillini. Dopo aver promosso Pietro Grasso come candidato alla presidenza del Senato - una nomina che mirava a raccogliere, come gli è riuscito, qualche voto a Cinque Stelle - oggi, martedì 20 marzo, il segretario Pd ha "dedicato" ai grillini anche il capogruppo al Senato (riservandosi però il diritto di nominare un "bersaniano" alla Camera). Ma la linea del segretario, in via del Nazareno, non piace a tutti. L'incondizionata ricerca dell'appoggio cinquestellato è indigesta. E il successivo voto per il capogruppo a Montecitorio lo ha dimostrato: il Pd si è spaccato, 100 deputati hanno votato contro il segretario. Procediamo con ordine. Il "pontiere" - Per primo il gruppo dei senatori democratici, che ha scelto come proprio referente e coordinatore Luigi Zanda. Si tratta dell'uomo che nelle scorse due settimane si è prodigato in ogni modo (ma con scarsi risultati, se si eccettua il voto di alcuni grillini per Grasso, frutto di un "ammutunamento" dei peones e non di una scelta condivisa) per trovare un'intesa finalizzata alla governabilità del paese in ticket coi grillini. Zanda, 71 anni, è entrato in Senato con La Margherita nel 2003 in sostituzione del defunto Severino Lavagnini, per essere poi eletto con l'Ulivo nel 2006 e nel 2008, e nel 2013 col Partito Democratico. Aveva aderito alla corrente dei rutelliani. E' stato vicecapogruppo vicario de L'Ulivo e poi del Pd nel 2006 e nel 2008. La spaccatura - Poi è arrivato il turno della Camera, dove il nome proposto dal segretario era quello di Roberto Speranza, un giovane bersaniano doc. Speranza è stato sì eletto, ma ha ricevuto circa 200 voti su un totale di circa 300 deputati democratici. Una spaccatura totale, che fa impallidire al confronto dello "strappo" grillino, quando una decina di senatori hanno scelto Grasso al posto di Renato Schifani. Le cifre, il numero dei "dissidenti", dà la cifra della differenza: dieci grillini contro un centinaio di democratici. La nomina di Speranza capogruppo alla Camera mira a rafforzare l'ala bersaniana in Parlamento, ma per ora ha soltanto messo in evidenza l'affanno del segretario, a capo di un partito tutt'altro che compatto. Sulla nomina di Speranza, infatti, in molti non erano d'accordo. Uno su tutti, Guglielmo Epifani, che ha sbottato: "Perché per Zanda abbiamo votato per acclamazione e qui no?".

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