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Patto Berlusconi-Bersani:governo e Quirinale insiemeper fare fuori Renzi

Matteo Legnani
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"Gli elettori mostrano di apprezzare la nostra proposta, al punto tale che se si rivotasse saremmo in grado, secondo gli ultimi sondaggi, di prevalere sia alla Camera che al Senato. Ciononostante, il ricorso alle urne entro giugno non rappresenta la nostra prima scelta perchè noi sappiamo bene che la cosa più urgente è far uscire il Paese dalla crisi nel tempo più breve possibile". Parole di Silvio Berlusconi, inviate con un messaggio sul sito forzasilvio.it. Una colomba pasquale inviata, con quasi una settimana di ritardo, al Pd di marca bersaniana. Solo qualche giorno fa il Cavaliere, forte dei sondaggi che la fidata Ghisleri gli aveva messo sul tavolo, invocava con forza il ritorno alle urne a giugno o a luglio. Oggi, invece, "riteniamo prioritario, anzi, indispensabile, dare vita subito a un governo stabile e forte. Per prendere le misure necessarie e urgenti per uscire da una austerità rovinosa e per far capire in Europa e ai mercati che l'Italia c'è, abbiamo dichiarato di essere disponibili a far nascere un governo di coalizione guidato da un rappresentante del Partito Democratico. Soltanto se il Partito Democratico dirà "no" a questa soluzione, si dovrà ricorrere alle elezioni anticipate". Già, il partito democratico. Quello che ormai è spaccato in due tra bersaniani e renziani. Il sindaco di Firenze vuole tornare alle urne. E proprio questo scenario, quello del rottamatore candidato premier è quello che preoccupa e allo stesso tempo avvicina Berlusconi e Bersani, il cui incontro, annunciato da giorni, sarebbe ora stato fissato per giovedì prossimo. Che Bersani sia terrorizzato da Renzi è cosa nota: Pier perderebbe tutto. Ma anche per il Cav, il rottamatore sarebbe un bel grattacapo: se infatti Renzi scendesse in campo, lui sarebbe sotto nei sondaggi. E anche per questioni anagrafiche, la sfida tra i due sarebbe impari obbligando Silvio, questa volta sì, ad avviare le procedure per la successione (Alfano o chissà chi, al suo posto). E Renzi nell'aria sente già aria di inciucio e mette le mani avanti: "Le elezioni mi sa che non le vogliono in tanti. Noi dobbiamo abituarci alla serenità, alla serietà e alla coerenza. Io non so se la situazione di un governo Pd-Pdl sia quella che davvero i dirigenti romani sceglieranno". Intanto, sabato 13 aprile, Berlusconi chiamerà ancora una volta a raccolta il suo popolo (a Bari in piazza della Libertà), contando su un bis del bagno di folla di piazza del Popolo a Roma. Potrebbe essere quella, l'occasione per annunciare ai fedeli la svolta. Per venire incontro al segretario Pd, Berlusconi sarebbe disposto ad "alleggerire" le sue richieste per il Quirinale, rinunciando a una figura di centrodestra (invocata da giorni se il Pdl rimanesse fuori dall'esecutivo per dare solo un appoggio esterno) per una figura di "garanzia", seppur di centrosinistra come Amato o Marini.  In cambio Bersani deve ammorbidire la posizione sul governo. Per esempio, favorendo la nascita di un esecutivo con personalità tecnico-politiche di centrosinistra con figure non ostili in posti chiave come Giustizia e alle Comunicazioni. O un sostegno esterno, purché Bersani non porti al suo primo cdm provvedimenti ostili a Berlusconi. Il quale, da parte sua, ribadisce nel messaggio a forzasilvio.it: "Come sapete bene non chiedo nulla per me, nè ruoli istituzionali nè ruoli di governo. Chiedo solo di poter continuare a svolgere il compito che mi è stato affidato ancora una volta dai nostri elettori e cioè quello di tenere unito il centro-destra e di contribuire a far uscire il nostro Paese da questa crisi che è la più grave dal dopoguerra ad oggi".

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