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Facci: Amato al Quirinale? Basta scippi, grazie

Sarà ricordato per la rapina ai nostri conti e le poltrone collezionate. Non facciamolo salire sul Colle

Giulio Bucchi
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di Filippo Facci Fossimo grillini, scriveremmo che Giuliano Amato si becca 31mila euro di pensione al mese (lordi) e chiusa lì. Fossimo solo un po' incazzati, ci limiteremmo a biasimare il suo profilo tartufesco, la sua impopolarità da professorino la cui parola non vale nulla, il suo curriculum da personaggio che ha preso l'autobus l'ultima volta nel '56, da burocrate che piace alla gente che dispiace, idolo dei cerchiobottisti, dei presentatori di libri, dei patiti del potere per il potere: il campione di quanto sia più estraneo possibile a quel processo di identificazione minima (minima) che in teoria dovrebbe riguardare il rapporto tra cittadini e Presidente della Repubblica. Per tanta gente Giuliano Amato è questo, è come quei personaggi dello spettacolo che sono famosi per essere famosi, è un politico autorevole per esserlo sempre stato. Però la memoria aiuta. Nell'ottobre scorso, quando Dietlinde Gruber definì Amato «rottamatore ante litteram» (solo perché nel 2008 non si era ricandidato al Parlamento) ci venne praticamente lo scorbuto.    Leggi l'articolo integrale di Filippo Facci  su Libero in edicola oggi, mercoledì 17 aprile

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