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Letta: via le consultazioniIl governo entro sabato

Lucia Esposito
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  La strada è tutt'altro che in discesa per il premier incaricato che ha "accettato con riserva" Enrico Letta. C'è da formare la squadra di governo ma prima ancora che sul nome dei ministro uno scontro potrebbe consumarsi sul tipo di esecutivo che si andrà a formare. Letta ha detto che scioglierà la riserva entro sabato, che intende formare un governo con diciotto ministri e non fortemente politico, ma questo proposito si scontra con la ferrea volonta del Pdl già perplesso sul nome di Letta che ha posto due condizioni considerate essenziali: un governo ad alta densità politica con due caselle-chiave affidate a nomi forti  per l'Interno o la Giustizia. Prospettiva voto - Letta anche nei suoi colloqui non ha nascosto i timori sia sul fronte interno che sulle manovre del Pdl. La preoccupazione è sull'esito della fiducia ma anche sulla prospettiva che il Parlamento possa diventare una sorta di Vietnam su ogni disegno di legge. Il dubbio vero è che il partito di via dell'Umiltà, alzando la posta, voglia trovare il modo di romperè ed andare al voto, per incassare il vantaggio nei sondaggi. Ma il Cavaliere, durante la telefonata con Letta, avrebbe assicurato pieno sostegno al numero due di Largo di Nazareno. "Non vogliamo creare problemi - questo il ragionamento dei big del Pdl - ma non firmeremo nessuna cambiale in bianco". L'ex premier non parteciperà alle consultazioni ma ai suoi ha dato indicazioni precise: no a veti da parte del Pd di nessun tipo. Berlusconi avrebbe preferito la soluzione Giuliano Amato ed ora avanza pretese su dicasteri pesantì come lo Sviluppo (uno dei candidati è Maurizio Lupi) o l'Economia (vorrebbe Renato Brunetta). Ok per via xx settembre anche per un tecnico, ma in cambip di un viceministro del Pdl. I nomi - Paletti anche sulla Giustizia: va bene Luciano Violante, no ad esponenti come Dambruoso (Scelta civica) o altri che non considera garantistì. Agli Interni vorrebbe Renato Schifani, ma per l'esecutivo circolano anche i nomi di Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini. Il fatto è che il Pd si oppone a qualsiasi candidato che abbia fatto parte del governo Berlusconi. Perfino su Angelino Alfano ci sarebbero delle resistenze (non di Letta però che lo considera garante del confronto tra Pd e Pdl). Da considerare poi lo scontro interno in via dell'Umiltà con i falchi che vorrebbero sbarrare la strada alle colombe tipo Quagliariello (dato alle Riforme) e Sacconi (al Welfare, ma le cui quotazioni solo in calo). Il Pdl ha posto un veto sull'ex Guardasigilli Paola Severino considerato dai falchì troppo dialogante. E' la linea di chi dice no al dialogo a tutti i costi e vuole avere mani liberè. La stessa linea che ha portato Berlusconi a dire no ad un dicastero per Mario Monti, soprattutto a quello dell'Economia. Per via XX settembre Letta starebbe pensando a Giuliano Amato (dato anche alla Farnesina), anche se restano in campo l'opzione Saccomanni e Rossi. I montezemoliani hanno rilanciato la candidatura di Carlo Calenda, ma è Mario Mauro (all'Istruzione e come vicepremier) l'unico nome sicuro della formazione di Monti. Per il Pd in pole position per entrare nel governo Graziano Delrio (Rapporti con le Regioni) e Sergio Chiamparino (Sviluppo).    

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