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Governo, scontro tra Pdl e montiano sul programma

Mario Monti

Scelta civica chiede che Letta segua il programma dei dieci saggi. Il Cav vuole i suoi otto punti: non c'è mezza idea in comune

Andrea Tempestini
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Con il passare delle ore l'esperimento Enrico Letta pare sempre più difficile da portare a compimento. Agli entusiasmi (quasi) bipartisan che avevano seguito il conferimento dell'incarico, alle dichiarazioni che davano per scontata la formazione di un esecutivo di larghe intese hanno cominciato a seguire toni meno festanti e parole meno certe. Non si tratta soltanto della guerra intestina della sinistra, che continua a essere dilaniata dagli scontri interni e che è tutto fuorché compatta sul "governo di servizio", per dirla alla Letta. Lo scontro tra Pd e Pdl su ministri e programma è appena iniziato (e il tempo a disposizione per firmare un armistizio è ridottissimo). Lo scontro, però, potrebbe riproporsi anche su vecchie coordinate, su quelle coordinate sulle quali è caduto il governo Monti. Cosa vogliono i montiani - Scelta Civica e azzurri hanno idee significative divergenti. Al termine della rapida consultazione con Letta, il portavoce montiano, Andrea Oliviero, ha spiegato alla stampa che "Scelta Civica ha dato piena disponibilità al presidente del Consiglio incaricato per far nascere il governo, abbiamo valutato con lui le grandi e serie difficoltà che ci sono". Orlando ha spiegato che "Letta costruirà la sua squadra di governo attorno ad un programma serio che non faccia sconti a nessuno, a partire dal programma dei saggi e per affrontare le singole specifiche questioni". E ancora: "Appena il programma sarà definito ci confronteremo. Siamo in un momento particolarmente importante, ma anche pericoloso. C'è una richiesta fortissima dal paese di affrontare la questione del governo. Siamo determinati e chiediamo alle altre forze di fare altrettanto. Non poniamo condizioni se non la serietà del programma". Cosa vogliono gli azzurri - Il programma, dunque. E di programma, direttamente da Dallas, ne parla anche Silvio Berlusconi. Il Cav ha le idee chiare e chiede un governo che "possa approvare quei provvedimenti di cui abbiamo assolutamente bisogno per uscire dalla crisi recessiva in cui ci ha cacciato la politica dell'austerità e per riprendere la via della crescita e dello sviluppo". L'ex premier, insomma, non chiede soltanto dei ministri. Vuole anche la realizzazione degli otto punti. Ai microfoni di TgCom24 Berlusconi infatti ribadisce che "abbiamo preparato otto disegni di legge che sono ciò che secondo noi è indispensabile e urgente fare. Noi diamo il via e sosterremo qualunque governo possa essere in grado di far approvare questi disegni di legge che sono ciò di cui l'Italia ha assolutamente bisogno". Le divergenze - Scelta Civica chiede il programma dei saggi. Berlusconi invece insiste per gli otto punti. E di questi otto punti, nel programma dei saggi, c'è ben poco. I "facilitatori" che furono nominati da Napolitano, in primis, non parlano di abrogazione dell'Imu. Non parlano nemmeno della revisione dei poteri di Equitalia. I dieci saggi hanno indicato vaghe misure fiscali, non nel dettaglio come ha fatto il Pdl (per esempio la detrazione a favore delle imprese che assumono). Ma soprattutto i dieci saggi non parlano nemmeno di elezione diretta del presidente della Repubblica e di abolizione dei contributi pubblici per le spese dei partiti. Anzi, i saggi sostengono che il finanziamento ai partiti deve essere ritoccato al ribasso, ma che "è ineliminabile". Come Pdl, Scelta Civica e il Pd possano trovare un accordo (non solo sui ministri, ma soprattutto sul programma) per ora resta un mistero.

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