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Pd in rosso: rischio Cassa integrazione per 180 dipendenti

Guglielmo Epifani

L'annuncio del tesoriere Misiani: "Con l'abolizione del Finanziamento c'è lo spettro della Cig". I democratici diventano padroni: "La struttura va snellita"

Sebastiano Solano
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L'addio al finanziamento pubblico ai partiti, seppur graduale, colpirà soprattutto il Pd. Il motivo è presto detto: il Pdl, oltre a non essere strutturato a livello territoriale come il Pd, ha Silvio Berlusconi sempre pronto a ripianare gli eventuali i debiti. Il M5s, dal canto suo, ha già dichiarato di aver restituito la propria parte allo Stato e comunque l'abolizione dei rimborsi elettorali è il punto nevralgico della sua agenda. Così i "compagni", sempre in prima linea nella difesa del lavoro a tutti i costi, i compagni che si battono per proteggere e cristallizzare l'articolo 18, indossano la pettorina dei padroni. E mandano a casa. 180 dipendenti - La mastodontica struttura del Pd, che sopravvive alla mammella statale, annuncia tagli. Tagli drastici: 180 dipendenti potrebbero finire in Cassa integrazione. L'annuncio è del tesorire democratico, Pd Antonio Misiani, che in una riunione con i dipendenti, ha agitato lo spettro della cassa. "La situazione non è drammatica ma certo con la nuova legge sul finanziamento ai partiti in discussione non c'è alcuna garanzia di evitare una riduzione delle entrate. E quindi sarà inevitabile un ridimensionamento dei costi strutturali e anche di costi del personale". Nel mirino, appunto, 180 dipendenti.  Cassa integrazione in vista - Parole chiare, che hanno fatto saltare dalla sedia più di uno dei presenti. Del resto c'è poco altro da fare: se verrà approvata, la legge sul finanziamento pubblico prevede l'abolizione, in via graduale, dei rimborsi nel giro di tre anni. Misiani prova a rassicurare: "Con le rappresentanze dei lavoratori discuteremo degli strumenti da adottare". Ma il tesorire altrettanto esplicitamente ammette: "E' inevitabile un ridimensionamento della struttura". Le strade da perseguire sarebbero, appunto, quelle della cassa integrazione e di contratti di solidarietà. Misiani per ora non si sbilancia, e a chi gli chiede se si opterà per la cassa integrazione replica: "Ci sono tante strade possibili. Anche quella del contratto di solidarietà. Appunto ci sarà una trattativa". I nodi stanno, insomma, venendo al pettine.  A preoccupare i democratici non c'è solo la legge sul finanziamento pubblico. Il Pd, infatti - ha aggiunto Misiani - già nel 2012 chiuderà in passivo (il bilancio dovrà essere approvato dalla Direzione che si svolgerà a giugno". Il tesoriere ha poi fatto i calcoli, e ha spiegato che la legge sul finanziamento pubblico, che verrà varata domani, venerdì 31 maggio, dal Consiglio dei ministri, prevede che la rata di quest'anno è salva, e così arriverà regolarmente a luglio. I Fondi, nel corso dei prossimi tre anni, verranno sostituiti dal meccanismo del 2 per mille e dalle contribuzioni volontarie. Soldi che però "difficilmente - aggiunge Misiani - colmeranno il vuoto dei soldi pubblici. E a quel punto sarà inevitabile il ricorso agli ammortizzatori sociali". Il tesorire, però, ha escluso licenziamenti.. Il dossier Renzi- Il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, poco tempo fa, aveva commissionato uno studio sugli sprechi del Pd, scatenando un putiferio all'interno del partito, con minacce di querele da una parte e dall'altra. I numeri, che però non sono mai stati confermati, tratteggiavano uno scenario zeppo di mega-retribuzioni e una gestione a dir poco allegra delle assunzioni. Ora i nodi stanno venendo al pettine. E con la prossima approvazione della legge sull'abolizione dei rimborsi elettorali, il Pd dovrà dire addio alla struttura mastodontica che lo ha contraddistinto fino ad oggi. La trasformazione in un partito più leggero, snello, all'americana per intenderci, è d'obbligo. Un partito, quello che (forse) verrà, proprio come quello immaginato da Renzi.

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