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Standard & Poors declassa l'Italia: da BBB+ a BBB

Matteo Legnani
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Per un attimo, è sembrato di tornare indietro di due anni, al 2011. Quando, anche in seguito al declassamento subito dalle agenzie di ratinga americane, il governo Berlusconi fu costretto a mollare Palazzo Chigi ai tecnici di Mario Monti. Allora c'entrava lo spread, tra le altre cose. Ora a Palazzo Chigi c'è Enrico Letta con il governo delle larghe intese. E il tema su cui l'esecutivo s'arrovella è quello di Iva e Imu. L'abolizione dell'imposta sulla casa, guarda caso, è uno dei cavalli di battaglia del Pdl e dello stesso Berlusconi. Proprio oggi, mentre il governo Letta si trova alla stretta finale su come mettere mano all'imposta sulla casa, l'agenzia Usa Standard & Poor's ha deciso di "declassare" l'Italia, portando il rating sovrano del Paese da BBB+ a BBB. E' ovvio che la tempistica di questo annuncio sia tutt'altro che casuale. Perchè, spiegano dall'America, "il declassamento è collegato alle incertezze legate a Iva e Imu, che mettono a rischio 'obiettivo di bilancio 2013" del nostro Paese. "La situazione rimane complessa e complicata, l'Italia con il debito cosi' alto rimane vigilato speciale e chi non lo ha capito si sbaglia di grosso" si è limitato a commentare il premier Enrico Letta. Non bastasse la mazzata, ecco che l'outlook, cioè la previsione per il futuro, è dato da S&P come "negativo", con un 30% delle possibilità che il rating venga ulteriormente abbassato nel 2014 o nel 2015. E se da Wall Street di declassano, da Bruxelles il commissario Olli Rehn si dice sicuro che "il governo italiano rispetterà le indicazioni europee, in merito a uno spsotamento del peso fiscale dal lavoro ai consumi (Iva) e alla proprietà (e dunque casa, cioè Imu). Nulla di nuovo, dunque, da questa e dall'altra parte dell'Atlantico: tutti contro Berlusconi. Non bastassero le toghe nostrane...

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