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Berlusconi ai suoi: "Subito la riforma della giustizia o si torna al voto"

Silvio Berlusconi

Eliana Giusto
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"In tutti questi anni, sulla mia persona è stato gettato addosso solo fango, nefandezze senza alcun fondamento". Silvio Berlusconi parla ai gruppi parlamentari del Pdl che lo hanno accolto con una standing ovation e lunghissimi applausi. Il Cavaliere, spiegano le fonti, avrebbe tracciato il percorso di quella che definisce una vera e propria "persecuzione giudiziaria". Questa sentenza della Cassazione, continua Berlusconi, è "basata sul nulla, sul fatto che io non potessi non essere a conoscenza. Ma è un teorema che non sta in piedi, messo ad arte solo per eliminarmi dalla scena politica". A questo punto, aggiunge: "Noi dobbiamo resistere. Non possiamo sottrarci al dovere di una vera riforma della giustizia". Altrimenti, "meglio tornare alle elezioni al più presto". Epifani non accetta quel richiamo al voto del Cav e afferma: "Con molti se e con molti ma, qualora avesse detto questo, vuol dire che romperebbe quel patto contratto con gli italiani al momento di creare un governo di servizio".  Alfano mi disse di restare - Silvio poi ripercorre poi le tappe degli ultimi anni quando ha lasciato Palazzo Chigi per fare il padre nobile salvo poi ricandidarsi perché il Pdl era in calo: "Avevano pensato, con i fatti del 2012, per esempio con il tradimento di Fini, di averci allontanato dalla vittoria. Anche con una pressione del Colle, decidemmo di dare le dimissioni nonostante avessimo ancora i numeri e una forte maggioranza al Senato. Dopodiché, con l'appoggio al governo Monti e con il mio distacco dalla scena, dovemmo constatare che i sondaggi erano in fortissima discesa. Alfano per questi motivi mi costrinse quasi con durezza a scendere nuovamente in campo".   Corsa al Colle e dimissioni - Intanto i parlamentari del Pdl cominciano a muoversi per chiedere un mossa al Colle per risolvere la crisi di queste ore. Il capogruppo Renato Schifani è chiaro: "Ci muoveremo a breve, io e Brunetta, perche' ti possa essere restituito, nel rispetto della Costituzione, caro presidente, quella liberta', quello che ti spetta per la tua storia, per quello che hai fatto per il Paese, per ottenere quindi da Napolitano il ripristino dello stato di democrazia che questa sentenza ha alterato''. E per dare una spinta all'iniziativa dei due capigruppo del Pdl, i parlamentari azzurri hanno consegnato le loro dimissioni a Renato Schifani e Renato Brunetta, che le porteranno al Capo dello Stato Giorgio Napolitano nell'ambito dell'annunciata iniziativa per "il ripristino dello stato di democrazia". Anche Angelino Alfano sta dalla parte del Cav e minaccia le dimissioni dei ministri del Pdl dall'esecutivo: "Se c'e' da difendere i nostri ideali e la storia di tutti noi e la storia del presidente coincide con la nostra, siamo pronti alle dimissioni a partire dai ministri del governo".  Grazia subito - Daniela Santanchè invece prova a spingere per la grazia: "Noi abbiamo solo un'idea su come il presidente Giorgio Napolitano potrebbe intervenire sulla condanna a Silvio Berlusconi, mi fa un po' effetto pronunciare quella parola (grazia, ndr) legata  a Silvio Berlusconi". Schifani e Brunetta hanno intenzione di recarsi al Quirinale da Napolitano in tempi brevi, forse - viene spiegato - gia' domenica. Il rientro dalle vacanze di Napolitano e' previsto, riferiscono le stesse fonti del Pdl, domani sera. Quindi per il Pdl il prima possibile puo' voler dire anche domenica.  La risposta dal Colle e la grazia -  E dal Colle arriva una prima risposta. Interpellati sulle ricorrenti richieste di una grazia del presidente della Repubblica a Silvio Berlusconi, ambienti del Quirinale ricordano che "e' la legge a stabilire quali sono i soggetti titolati a presentare la domanda di grazia". La procedura per ottenre la grazia è complessa. Può richiedere la grazia il condannato oppure alcune altre persone a lui vicine, specificate dalla legge: un suo prossimo congiunto, il suo convivente, il suo tutore o curatore oppure il suo avvocato. È possibile anche che il presidente della Repubblica conceda la grazia a un condannato senza che nessuno ne faccia richiesta. La domanda di grazia va presentata al ministero della Giustizia ed è diretta al Presidente della Repubblica. Se chi ne fa richiesta è detenuto, può essere presentata al magistrato di sorveglianza. (I.S.)

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