Grillo: Se cade Letta, difficile dire no al Pd
Sono giorni caldissimi per la politica italiana. La sentenza della Cassazione che ha condannato Silvio Berlusconi è caduta come una tegola sul governo. Oggi, lunedì 5 agosto, i capigruppo del Pdl Renato Schifani e Renato Brunetta incontrano il presidente della Repubbica per parlare del futuro politico dell'ex premier. Ma se nel Pdl l'atmosfera è surriscaldata, il Movimento 5 Stelle non sta a guardare e il suo leader Beppe Grillo comincia a porsi delle domande sul futuro. Ne dà conto il quotidiano Repubblica in un articolo che riporta lo sfogo di Beppe in una Cantina di Arzachena, in Sardegna dove è in vacanza. " Se non faccio niente, la Rete non me lo perdonerà. È un casino, ma stavolta sarebbe difficile dire no come a marzo...!" ha detto a Demuro, ex sindaco Pd della cittadina sarda. Futuro incerto - In realtà da giorni il leader pentastellato si fa domande sul suo futuro, sonda gli umori della genta, fa sondaggi in spaggia. "Se cade il governo, il cerino mi resta in mano. Napolitano non ci manderà mai al voto. Guarda che lui ha già le dimissioni firmate in tasca! Piuttosto, si dimetterebbe e così resteremmo invischiati in nuove elezioni per il Quirinale..". L'ex comico si interroga sulle mosse da fare in caso di crisi, sa che il web gli chiede di cambiare l'Italia. E teme di restare con il cerino in mano. Sa che il Movimento non è compatto, che tiene insieme più anime e che dentro ci sono quelli che vogliono l'accordo con il Pd e quelli che invece lo scongiurano. "Devo tenerli assieme, sono tutti uomini e la carne è debole". Prove tecniche di governo - Quando l'ex sindaco gli chiede se lui è pronto a fare il governo con il Pd, Grillo è cauto anche se mostra qualche cedimento quando fa la lista dei buoni e dei cattivi e in quest'ultima inserisce sicuramente Enrico Letta che definisce "come gli altri". L'apertura al Pd non trasforma Grillo in una colomba, infatti resta il leader aggressivo di sempre quando dicve che vuole mandare tutti a casa. "Il Pd e il Pdl non vogliono tornare a votare perché sanno che diventeremmo la prima forza politica. Chi me lo ha fatto fare? Ho sei figli. Non volevo che vivessero in un Paese senza futuro. Mi sono incazzato e ho deciso di lanciare il movimento». Che però da solo sembra non bastare: «Stavolta qualcosa dovremo fare..." . All'interno del Movivmento molti parlamentari sono possibilisti soprattutto se al posto dei ministri Pdl veranno, in un eventuale Letta bis, scelti nomi a loro graditi (come Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky, Gino Strada) e soprattutto se al centro del programma sarà messa la riforma della legge elettorale. Ma dopo il discorso di Silvio Berlusconi in via del Plebiscito l'ipotesi della crisi di governo sembra scongiurata, i pentastellati discutono, si interrogano, ma per il momento non sono loro i protagonisti della scena politica. Il pallino è in mano a Berlusconi. E a Napolitano.