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Travaglio contro Napolitano: "Il partoriente ha scodellato un mostriciattolo che copre l'Italia di vergogna"

Travaglio, vicedirettore del

Napolitano lascia uno spiraglio al Cav, ma per Marcolino il presidente "non può pronunciarsi sulla politica"

Francesca Canelli
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Attesa, ma scontata e anche un po' logora. La tirata di Marco Travaglio, vicedirettore de "Il fatto quotidiano", campeggia nell'editoriale della prima pagina di oggi, 14 agosto. Un'attesa, quella di ieri per la nota del presidente della Repubblica, che "manco per il principino George", scrive. Che ha dato alla luce  "un mostriciattolo che copre ancora una volta l'Italia di vergogna e ridicolo". Il manettaro Marco si scaglia contro Giorgio Napolitano, reo di aver lasciato uno spiraglio di apertura al Cav. Ma Napolitano non può pronunciarsi sul caso Berlusconi, sostiene Travaglio, perché questo dimostrerebbe che il Cavaliere  non è un cittadino uguale agli altri. E il Colle avrebbe anche tentato di modificare una legge di Stato (la Severino), trasformandosi, parole sue, in "un reparto di ostetricia geriatrica, con un viavai di giuristi di corte e politici da riporto travestiti da levatrici (...) curvi sull'anziano puerpero per agevolare il parto di salvacondotti, agibilità e altri papocchi impunitari ad personam". "Mai - continua indagando agli albori della storia - durante l'Italia repubblicana e pure monarchica, un capo dello Stato era mai intervenuto su una condanna definitiva". Accusato di aver "pregato" il Cavaliere di restare fedele al governo, Napolitano dovrà vedersela con la rabbia di Travaglio. Che adduce poi due ragioni per le quali il Cav non potrebbe ricevere la grazia. E cioè che il sistema giudiziario non può essere scavalcato e " la grazia può essere motivata solo con eccezionali esigenze di natura umanitaria e non politica". Dimenticando che infatti l'ex premier Silvio Berlusconi non ha ancora mai domandato esplicitamente una qualche forma di clemenza, che in ogni caso prevederebbe ragioni di ordine morale non politico. Ma Travaglio non si ferma e continua criticando anche un'altra frase di Napolitano: quella in cui il presidente ha solamente fatto presente che Berlusconi non finirà in carcere. Cosa già stra-discussa e nota a tutti. "L'ultima parola spetta al Giudice, non al Quirinale". Ma va. Infine, chiude con una considerazione: il presidente Napolitano non ha fatto parola del reato di Berlusconi, nè dell'attacco ai giudici, nè degli altri 5 processi in cui è imputato. Ma come, re Giorgio non doveva mantenersi fuori da fatti che non lo riguardano?

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