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Asor Rosa, il delirio del vecchio comunista: "La sinistra è superiore"

Il professore, che invocava il golpe militare contro Berlusconi, spiega a "Repubblica" che i progressisti sono e devono sentirsi superiori agli altri

Francesco Borgonovo
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Prosegue imperterrita la serie di Repubblica «Di' qualcosa di sinistra», che offre ai grandi protagonisti del progressismo italiano la possibilità di pronunciarsi sullo stato di salute della loro parte politica. Non potendo intervistare Bombolo perché defunto e in attesa di interpellare il più autorevole Otelma (professione mago), il giornale di Ezio Mauro si è rivolto ad Alberto Asor Rosa, uno e trino, già professore di letteratura e fine stratega. Da qualche parte deve per forza esistere un albo ufficiale degli intellettuali di sinistra, un ordine professionale. Un ente che obblighi i suddetti intellettuali a dotarsi di dimora nella campagna toscana, pena l'espulsione dal consesso degli illuminati. Fatto sta che - come da manuale - il professore riceve la cronista di Repubblica nella sua «casa toscana di Montichiello, in ampie distese che mescolano cultura e natura» (benché Asor Rosa sia estraneo a entrambe).    Con tutta evidenza, la decisione di interpellare il noto luminare è dovuta al ruolo di primo piano che egli conferì al quotidiano fondato da Scalfari nella sua imprescindibile Storia europea della letteratura italiana pubblicata da Einaudi. Dove, nel terzo volume, celebrò la penna del «pratese Curzio Maltese  (...) Il quale tra le due guerre era stato redattore e inviato del Mondo, del Corriere della Sera, del Mattino e direttore della Stampa (dal 1929 al 1931)». Sulle prime, tra i lettori di Asor Rosa ci fu chi si pose seri dubbi sull'effettiva età di Curzio Maltese, editorialista di Repubblica, sorprendentemente baldanzoso per essere un ultracentenario. Poi qualcuno si accorse che il professore aveva semplicemente confuso Maltese con Curzio Malaparte, e all'Einaudi non avevano corretto l'errore.  Comunque sia, l'inviata del grande giornale del progressismo italico, nella sua gita toscana, ha raccolto almeno due perle: una notizia e un consiglio. La notizia è che Asor Rosa «ora si scopre moderato». Egli teorizza che «oggi nei radicali, ossia nei miei amici e fratelli, c'è la tendenza prevalente a saltare gli ostacoli». Invece Asor è uno a cui piace andare per gradi, con calma. Non a caso, nel 2011, proprio in virtù della sua celebre moderazione, Asor Rosa propose di risolvere il problema della permanenza al governo del centrodestra tramite un colpo di Stato. In un editoriale sul Manifesto sostenne la necessità di una «prova di forza» e propose un intervento «dei Carabinieri e della Polizia di Stato» che  «congela le Camere, sospende tutte le immunità parlamentari, restituisce alla magistratura le sue possibilità e capacità di azione, stabilisce d'autorità nuove regole elettorali». Non ha invocato lo spargimento di napalm e l'utilizzo della tortura solo perché è un moderato. Che nel frattempo abbia cambiato idea? Un corno. Infatti a Repubblica spiega: «Gli argini al degrado del sistema politico e istituzionale sono stati posti dalla magistratura e non dalla politica». Vai, largo ai colonnelli e agli schiavettoni.   Tralasciamo il resto dell'intervista, tanto si tratta di  una sinfonia di suggestioni hegeliane e marxiste, passando per una serie  di bastonate postume al povero Achille Occhetto (Asor, tu uccidi un uomo corto). Veniamo al fondamentale consiglio che il professore offre alla sinistra tutta perché essa si riscatti e torni finalmente a brillare come  faro della storia.   Posto che i progressisti hanno «smarrito il nesso tra cultura e politica» e hanno lasciato la società «alla sua disgregazione», che cosa occorre fare? Forse avvicinarsi ai bisogni delle classi meno abbienti? Uscire dai salotti per scendere nelle strade? Mollare le cattedre e calare nei mercati di quartiere? Macché. Ecco il verbo di Asor Rosa. Occorre «superioritas. La sinistra deve recuperare questo senso di superiorità». Già per le valli senesi risuona l'eco delle sirene d'ambulanza.  Questo sta dicendo che la sinistra italiana ha perso il suo senso di superiorità morale. Lo sta dicendo su un giornale che ogni giorno dà dei malati di mente ai sostenitori di Berlusconi, il giornale che ospita i commenti delle spaziose menti di Libertà e Giustizia che condussero un tredicenne sul palco del Palasharp a parlar male del Cavaliere. Sta parlando di una sinistra che, in queste ore, tratta il suo principale avversario politico come un criminale comune. Si sta rivolgendo alla classe intellettuale più arrogante e culturalmente discriminatoria d'Occidente.  Lo portano via  - Persino la cronista di Repubblica è incredula. Ma  Asor Rosa argomenta: «La superiorità della sinistra è quella delle classi lavoratrici. E poi credo di essere la persona meno snob che esista sulla terra. Sono stato nel partito, in sezione, tra gli operai. Ho insegnato per 40 anni nell'università di massa. E oggi difendo l'ambiente». Certo, lui è stato fra i pezzenti. Persino nell'«università di massa», quando per lo meno si sarebbe meritato l'università d'élite, per pochi privilegiati, dove avrebbe potuto divulgare le opere di Curzio Maltese scritte tra le due guerre. Ah, e difende l'ambiente. I panda del Wwf ringraziano.  «Ma è per questo che mi sento superiore», continua Asor, sfidando le leggi della fisica e della psichiatria. «Il problema, oggi, è che la sinistra non è più sicura di sé». Dunque, bisogna recuperare il senso di superiorità morale. E, perché no, teorizzare anche la superiorità genetica del progressista, giunto a un grado di evoluzione successivo a quello dell'homo berlusconianus.  Poi si indossa un cappello da Napoleone, si monta a cavallo e via, verso nuovi mondi da conquistare.

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