La rivoluzione di Berlusconi: vede i sondaggi della Ghisleri e lancia "l'idea folle" che lo farà vincere
Una minicoalizione di partiti e movimenti di "area", tutti contro uno, che poi è il Pd. Silvio Berlusconi si è messo in mente che bisogna cambiare schema, che l' uno-contro-uno non funzionerà e la «società oggi è più complessa di quanto lo era anni fa». Ecco perché ha già "battezzato" il Partito Animalista e nelle prossime settimane intende fare lo stesso con almeno due nuove realtà che si tradurranno in movimenti e uno, forse, in un Partito. La decisione è stata presa da qualche settimana, dopo che Alessandra Ghisleri gli ha mostrato il potenziale del suo simbolo storico, Forza Italia, e quanto potrebbero essere efficaci alleanze per raggiungere «nuovo elettorato», diverso. I primi che ha intenzione di "aggredire" sono i grillini. Per intercettare la voglia di cambiamento che questi hanno rappresentato agli ultimi appuntamenti elettorali, avrebbe pensato nientemeno che a una "rivoluzione". «Ho in mente una cosa folle, vorrei lanciare il Partito della Rivoluzione italia», ha buttato lì nelle settimane scorse parlando con alcuni interlocutori. Il concetto di "Rivoluzione" riecheggia in moltissime delle interviste che l' ex premier ha rilasciato nelle settimane scorse, sulla carta stampata come in tv. «Gli italiani vogliono una rivoluzione», ripete. Lui è pronto a dargliela, promuovendo la nascita di una nuova sigla. Se gli azzurri puntano all' elettorato moderato, i "rivoluzionari" potrebbero provare a recuperare l' altro, dare fastidio alla destra e alla Lega Nord. Questa non sarebbe l' unica novità in vista. Nei mesi scorsi il fondatore dell' Esercito di Silvio, Simone Furlan, che già era nato nel 2013 come "lista personale" del Cavaliere nel 2013, avrebbe avuto il via libera ad organizzare il suo movimento sul territorio. Oggi Furlan è membro dell' ufficio di presidenza azzurro, ma ha continuano a coltivare la sua vecchia idea di «una lista civica nazionale». A strutturarsi in maniera più capillare sarebbe pronta pure l' Università del Pensiero Liberale, cioè la struttura con la quale il presidente di Forza Italia sta lavorando di più in queste ultime settimane. Non solo Francesco Ferri, ex vicepresidente nazionale di Confindustria giovani, gli sta portando persone e lavora con lui sul dossier flat tax, ma l' Università sta individuando un referente per ogni provincia. Il profilo di questo gruppo è più orientato sul mondo dell' imprenditoria e delle professioni, quello che storicamente è vicino alle idee del centrodestra, ma che negli ultimi anni si era rivolto altrove o, addirittura, aveva sperato in Matteo Renzi. L' ex premier è convinto che presentarsi alle prossime politiche con una coalizione pronta a sfidare il solo Pd - che vuol correre da solo per non dover trattare con Mdp - può essere una mossa vincente. Per questa ragione sta incoraggiando - piuttosto che frenarla - la segmentazione. Già è realtà il listone centrista promosso dall' ex ministro di Ap, Enrico Costa, che vuol raggruppare i suoi ex compagni di partito, l' Udc e il movimento di Stefano Parisi, Energie per l' Italia. Già, ma come? Tutto dipende dalla legge elettorale, ovviamente. Se ne sarà approvata una proporzionale con sbarramenti bassi, si farà così: ciascuno cerca voti per conto suo, poi si fa l' accordo. Diversamente, all' ultimo secondo, il Cavaliere potrebbe promuovere un nuovo "predellino", la creazione di un listone comune come fu il Pdl. E Lega e Fdi? Matteo Salvini ha già detto di non essere interessato, Giorgia Meloni è più possibilista, ma chissà. Poco importa. «Fi può superare il 30%, tutti insieme vinciamo», dice sicuro l' ex premier. di Paolo Emilio Russo