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Nuova Dc, pazza ideaEcco nomi e cognomidel partito del futuro(di Alfano e Letta)

Enrico Letta ed Angelino Alfano

Andrea Tempestini
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Certo, il futuro è tutto da scrivere. A partire da quello del Pdl (a breve il faccia a faccia tra Silvio Berlusconi e Angelino Alfano, nuovi rivali). La scissione pare cosa fatta. Ma il futuro del vicepremier è molto più incerto: resta? Oppure strappa? Abbandonare il Pdl proprio all'indomani di una sua vittoria appare un mezzo suicidio politico. Ma gli azzurri restano a forte, fortissima trazione berlusconiana. Un rebus, insomma, la cui soluzione potrebbe essere accelerata dall'ufficiale rinascita di Forza Italia. Per ora i riflettori restano puntati sui "nuovi gruppi", su cui tanto hanno insistito i vari Formigoni, Sacconi (nascosto dietro le quinte) e Giovanardi. Gli indizi - Ma dopo, che sarà? Difficile immaginarlo. Ci sono però alcuni indizi. Li hanno visti tutti in aula al Senato, questi indizi. Angelino Alfano ed Enrico Letta, fianco a fianco. Cenni d'intesa, sorrisi, quel "grande" sussurrato dal premier (e, forse, rivolto al Cavaliere). Poi le strette di mano, calorose, i "cinque" all'americana. I due, è cosa nota, si "annusano" da tempo. Si stimano. Un passato scudocrociato per entrambi. Un impegno nelle grande intese che nonostante le quotidiane tensioni tra Pd e Pdl ne ha cementato il feeling. E allora è fantascienza pensare a un abbraccio (definitivo) tra Alfano e Letta? Forse, ma forse no. Tanto che negli ultimi mesi l'ipotesi è stata riportata in diversi retroscena di stampa (conditi anche da una presenza montezemoliana). Gli scenari - Se le basi per l'addio di Alfano al Pdl, o Forza Italia che sia, sono state poste negli ultimi giorni, al contrario l'allontanamento del premier da Largo del Nazareno, di cui fu vicesegretario, è operazione più complessa. Ma se fosse proprio il Pd a "far fuori" il governo Letta, accondiscendendo il desiderio represso di diverse correnti, da Renzi che vuole il voto (subito) fino a quelle più a sinistra (bersaniani, dalemani, giovani turchi, gli uomini di Civati)? Come reagirebbe Letta? E se invece il governo arrivasse alla sua fine naturale e il Pd alle prossime elezioni - com'è probabile - corresse sotto la guida di Matteo Renzi? Certo, il rapporto tra i due ora appare più solido. Ma la tregua è armata. La diffidenza reciproca. Le divergenze molteplici. Inoltre, dopo questa prima premiership, l'ambizione di Letta è cresciuta a dismisura. Fuori i nomi - Possibile, dunque, che un giorno il tandem Angelino-Enrico si ritrovi unito nel nome di una (eterna) riedizione dello scudocrociato. La pattuglia che li seguirebbe sarebbe folta. A sinistra c'è, per esempio, Dario Franceschini (nonostante l'endorsment opportunista pro-Renzi). Quindi il fedelissimo Francesco Boccia, la piacentina Paola De Micheli e quel Beppe Fioroni, cattolico, che tra le fila democratiche si è sempre trovato a disagio. Dall'altro lato, invece, i nomi sono palesi. Sono i frondisti: dall'ex Dc Roberto Formigoni agli altrettanto cattolici e strappisti Maurizio Lupi e Gaetano Quagliariello. Magari Giovanardi, perché no, anche se lui - dice - il Pdl non lo vuole abbandonare: piuttosto ci resta da solo. Poi Maurizio Sacconi, di sicuro. Fabrizio Cicchitto? Possibile. Nella futuribile Dc ci potrebbe essere spazio anche per qualche ex socialista. E per Monti, i centrini, Casini, come no. Se lo scudo crociato tornerà a essere levato, lo vedremo. Di sicuro, oggi, a Palazzo Madama, tra quei sorrisi e le strette di mano, un po' di Democrazia Cristiana l'abbiamo già rivista. (an.t.)

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