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CasaPound, l'orgoglio di Di Stefano: "Siamo fascisti, ammiro Putin"

Giulio Bucchi
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"Siamo fascisti, non è un reato". Simone Di Stefano, leader di CasaPound, è l'uomo del momento. Record di share per la sua ospitata a Piazzapulita da Corrado Formigli su La7, rivendica con orgoglio il ruolo nuovo del movimento di destra che fino a pochi mesi fa era definita da tutti "estrema" e che oggi, invece, è ago della bilancia in molte elezioni. Con l'obiettivo di andare al governo: "Da soli, ma se il centrodestra sarà in linea con le nostre idee, non mancherà il nostro appoggio esterno". "Siamo stati sdoganati dai risultati elettorali, da Ostia a Bolzano, da Lucca a Lamezia Terme  - spiega al Corriere della Sera -. Siamo gli eredi della tradizione che dopo Rsi e Msi è stata interrotta da An". Del Fascismo di Mussolini Di Stefano critica l'assetto totalitario e le leggi razziali ("Errore gravissimo, hanno allontanato gli ebrei dal fascismo, nel quale erano protagonisti) e loda eredità come "la tredicesima, il tfr, la cassa integrazione". Difensori "strenui" della Costituzione ("Cambierei solo il passaggio in cui si dice che dobbiamo dare asilo a tutti. Vorrebbe dire ospitare miliardi di persone"), Di Stefano e CasaPound "ripudiano" la violenza, "ma se i centri sociali ci attaccano, ci difendiamo. E poi è violenza anche uno sfratto". A favore dell'aborto e dell'eutanasia, contro la pena di morte e la xenofobia, sembra quasi un programma di sinistra. "Ci sono troppi pregiudizi su di noi. Rivendichiamo l'eredità del fascismo. Ma non vogliamo tornare indietro". Le parole chiave sono "stop all'immigrazione. Fuori da Europa ed euro. Per diventare liberi e forti". L'orizzonte? Putin, e Trump: "Mi sono simpatici entrambi. A Trump chiederei la chiusura delle basi Usa in Italia".

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