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Austerity bocciata dalla Consulta: Comuni più liberi di spendere

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Matteo Legnani
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Uno schiaffone all'austerity e al suo ideatore Mario Monti. A mollarlo non è stata la Lega o qualche partito "nemico" delle riforme del prof tassatore, ma nientemeno che la Corte Costituzionale, ovvero la massima autorità legislativa del Paese. Che, pur respingendo le questioni di legittimità costituzionale sollevate da Trentino Alto Adige, Friuli venezia Giulia e Veneto circa la legge secondo cui gli avanzi di amministrazione e i contestuali contributi al fondo pluriennale vincolato sono non utilizzabili dagli enti locali, ha tuttavia stabilito che "l'avanzo di amministrazione non può essere oggetto di 'prelievo forzoso'" e che "una volta accertato nelle forme di legge, è nella disponibilità dell'ente". Se presa alla lettera, la sentenza della Consulta libererà ogni anno circa dieci miliardi di euro che lo Stato trattiene proprio allo scopo di contenere il deficit e, in pratica, imbellettare i conti che poi presenta a Bruxelles. I giudici non hanno voluto 8nè potevano toccare) il principio del pareggio di bilancio, ma hanno comunque aperto la strada a una revisione della legge.

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