Banca Etruria, i 60 giorni in cui Renzi è politicamente morto
Sessanta giorni. Nei quali Renzi, Boschi e più in generale il cosiddetto "Giglio magico" si sono di fatto giocati il loro futuro politico. Sono, scrive il quotidiano Il Giorno, i due mesi a cavallo tra fine aprile e fine giugno 2014. Il governo Renzi stava di fatto appena muovendo i primi passi e già scriveva il suo destino. Tutto in realtà inizia prima, con la lettera in cui Bankitalia avvisava i vertici di Banca Etruria che non sarebbero stati in grado di risanare l'Istituto. Conseguenza: la banca di Arezzo deve aggregarsi a un istituto di standing più elevato. Gli advisor si focalizzano su Bper e su Popolare di Vicenza. Poi succede tutto rapidamente: alla fine di aprile l'allora ministra Boschi incontra il numero uno di Consob Vegas; il 4 maggio Pier Luigi Boschi viene nominato vicepresidente di Banca Etruria dall'assemblea degli azionisti; il 6 maggio Banca Etruria comunica il ritiro di Bper; il 28 maggio Popolare di Vicenza presenta la sua offerta, che da Etruria considerano indesiderata perchè di fatto metterebbe l'intero mercato dell'oro italiano nelle mani di Zonin e della sua Pop Vicenza a discapito del distretto di Arezzo. A fine giugno il cda di Etruria respinge l'opa, precipitando la banca aretina definitivamente nel baratro.