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Consob, Giuseppe Vegas a fine mandato: verso un successore da "larghe intese" condiviso da Pd e Forza Italia

Andrea Tempestini
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Si torna a parlare di Giuseppe Vegas, il presidente Consob. Ma non per il caso Banca Etruria e per le sue dichiarazioni in Commissione Banche, parole che hanno tirato in ballo Maria Elena Boschi. Si torna a parlare di lui perché il governo, venerdì, procederà alla nomina del suo successore: il mandato di Vegas in Consob è infatti scaduto il 15 dicembre (dopo il caso-Etruria ci si aspettava una frenata sulla nomina, che però non arriverà). E la nomina al vertice dell'autorità di vigilanza borsistica ha un grande peso specifico. In primis perché, in controluce, dà la cifra delle difficoltà di Matteo Renzi all'interno del Pd: il segretario, infatti, ha lasciato il dossier interamente in mano a Paolo Gentiloni, sfilandosi. Nomina delicata, tanto che come riporta Il Messaggero anche Sergio Mattarella si sarebbe speso, chiedendo di evitare nomi che fanno parte dell'esecutivo: sfuma, così, la pista che portava a Roberto Grafoli, capo di gabinetto di Padoan. Leggi anche: Bechis, soffiata spaventosa: il prossimo premier? Lui (forse) Ma la notizia più pesante, sempre riportata dal quotidiano capitolino, è che Gentiloni avrebbe coinvolto Forza Italia per designare il successore di Vegas. E in molti carpiscono in questa apertura una sorta di giro di prova in vista delle possibili, anzi probabili, future larghe intese che governeranno il Paese in caso di stallo parlamentare dopo le elezioni. Così, ora come ora, il dossier per la nomina è finito in mano a Paolo Romani, "ufficiale di collegamento" tra Palazzo Chigi, Pd e Paolo Gentiloni. Tra i papabili ci sarebbe anche Antonio Tajani, stimatissimo da Silvio Berlusconi, che come è noto più volte lo ha indicato come possibile premier. La fine di questa vicenda verrà scritta venerdì, quando il successore di Vegas verrà nominato. E da quel nome, insomma, potremo capire molto del futuro di questo Paese: un nome di compromesso, di fatto, rafforzerebbe in modo piuttosto clamoroso la possibilità di un futuro governo di largo intese. Possibilità che verrà fermamente smentita da ogni parte politica in campo, almeno fino a dopo il voto.

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