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Berlusconi, voce di corridoio: vuole fare premier Franco Frattini. L'ex ministro: "Io al servizio delle istituzioni"

Giulio Bucchi
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"Chi serve le istituzioni viene chiamato, non si propone". Traduzione: c'è un qualche fondamento nelle voci di corridoio che assegnano a Franco Frattini il ruolo di candidato premier preferito da Silvio Berlusconi in caso di vittoria del centrodestra alle prossime elezioni. Ex ministro degli Esteri, nella rosa dei possibili segretari della Nato, un lunghissimo curriculum  internazionale e oggi presidente di sezione del Consiglio di Stato, Frattini intervistato dalla Stampa svicola sul tema della politica interna ("Ho servito e servo le istituzioni in Italia e in Europa. Gli esiti del governo di domani dipenderanno solo dalla scelta degli elettori") ma su un punto è chiaro: l'alleanza tra Forza Italia e Lega Nord, moderati d'area Ppe e sovranisti, si può fare: "So che l'idea della flat tax, o di una gestione dell'immigrazione che guarda alla legalità o spunti critici verso l'islamismo più violento non sono estranei al popolarismo europeo". L'"osservatore" Frattini sembra già proiettato su Palazzo Chigi, passando per Bruxelles e Strasburgo: "Il primo passo è ridiscutere il Fiscal compact. Poi bisogna ripartire con l'idea di mutualizzare gli investimenti per interessi comuni. Serve la riforma del Trattato di Dublino, e occorre rimodulare le responsabilità tra cariche istituzionali: il Consiglio europeo detta le regole, la Commissione è tra le più deboli che io ricordi, mentre il voto del Parlamento è politico, non decisionale. Se vogliamo un'Europa più forte, dobbiamo dare anche al Parlamento più voce in capitolo". Il governo italiano in carica, però, sta sbagliando tutto. A marzo, avvisa Frattini, Macron e la Merkel presenteranno la loro proposta di riforma dell'Ue "e l'Italia non deve perdere la chance di fare la sua proposta: anziché accodarsi a loro, Gentiloni e Padoan insistano sul tema del Fiscal compact e del Trattato di Dublino. Non si lasci che, approfittando delle nostre elezioni, altri decidano. Non possiamo dare carta bianca alla Merkel che, peraltro, è molto più debole che in passato, e a Macron che fa solo gli interessi della Francia".

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