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Matteo Renzi, il Pd crolla nei sondaggi e lui esulta: "Se è per l'immigrazione, abbiamo fatto bene"

Andrea Tempestini
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Si riparte dalla sicurezza. Lunedì Matteo Renzi e il ministro dell'Interno Marco Minniti saranno a Firenze per parlare del tema ormai diventato centrale nella campagna elettorale: «Alle 12 incontriamo tutti i sindaci toscani del Pd. E parliamo di sicurezza, a testa alta», ha scritto il segretario del Pd sulla sua enews. L'appuntamento è al teatro Niccolini, in centro a Firenze. Nel pomeriggio, ospite del programma di Bianca Berlinguer, usa di nuovo la carta Minniti, il ministro che piace anche i moderati. Quello che, insieme a Paolo Gentiloni, continua ad avere un ottimo gradimento personale. «Io sto dalla parte del governo e dalla parte di Minniti», dice Renzi. «Abbiamo lavorato forte sulla sicurezza. Se qualcuno si aspetta un mea culpa per quello che abbiamo fatto nel 2015 salvando migliaia di persone in mare, ha sbagliato indirizzo». Leggi anche: Renzi, la vergognosa dimenticanza su Napolitano È il tentativo di uscire dal cono d'ombra di queste settimane, di risalire nei sondaggi, dopo che i fatti di Macerata hanno messo le ali al centrodestra. Anche se il crinale è difficile. «Rivendico tutti i salvataggi, anche se abbiamo perso qualche punto». TRE NEL MIRINO La strategia per questo ultimo mese di corsa elettorale è decisa: mettere nel mirino il Movimento Cinque Stelle. La sfida, scrive Renzi sempre nella sua enews, è tra Pd e M5S. «La partita per il primo posto sul proporzionale, che assegnerà la grande maggioranza dei seggi, non riguarda Berlusconi e neppure Salvini. È una sfida a due, tra noi e i Cinque Stelle». Dice di «non volere una campagna nel fango». Ma se il Movimento 5 Stelle sceglie quel campo di battaglia, «bisogna rispondere». Infatti risponde e rispondono i suoi ogni giorno. L'avversario numero due è la Lega. Votare Leu, dice ancora Renzi, è come votare Salvini. E con gli ex compagni che hanno seguito Bersani si consuma l'ultima battaglia: quella sulla manifestazione a Macerata. Il Pd non ci andrà, loro sì, e accusano Minniti di aver commesso un grave errore a vietarla. Renzi se ne tiene lontano e prova a polarizzare la campagna tra Pd e M5S. Per contrastare la grande paura che si fa largo al Nazareno: l'effetto Sicilia. Ossia quello che accadde solo pochi mesi fa nelle elezioni nell'isola. Prima la percezione tra gli elettori che il Pd fosse fuori gioco, escluso dal primo e secondo posto e che, quindi, per contrastare il M5S bisognasse votare centrodestra (o viceversa). E poi l'avverarsi di quella previsione. «C'è troppa rassegnazione, anche tra di noi», si lamenta spesso il segretario con i suoi dirigenti. RICORDI DI SCUOLA Per questo Renzi prova, con tutto se stesso, a smentirla. Sempre nella enews fa sapere che sono state stampate cinque milioni di copie di una sintesi del programma del Partito democratico da portare in giro per l'Italia. Trova tempo anche per fare un'incursione nel target più difficile per i dem: gli under 18. «Se ho mai copiato a scuola? Sì, nel vocabolario di greco mi son segnato cose», dice in un'intervista pomeridiana a Skuola.net, portale online che raccoglie studenti medi e superiori. Poi l'esame di laurea. «Mi aspettavo il 110, poi ho preso 109 perché mi son messo a litigare... mi hanno detto “guarda che non si chiama discussione perché devi discutere con il relatore”». E scherza persino sul bonus ai 18enni: «Qualcuno non mi chiama più Renzi, mi chiamano “bonus Renzi”». di Elisa Calessi

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