Dario Franceschini, apocalisse culturale: dati dubbi e disastri, spunta un dossier sul ministro
Dario Franceschini, scrittore d' inquieto talento, possiede l' abilità tutta democristiana della cosmesi dei problemi a vantaggio delle gioie del - proprio- marketing. Una sorta di mix smerigliato tra Jack Lang e Achille Lauro. Se da un lato è indubbia una sua efficace impronta sull' internazionalizzazione del settore Cinema e Spettacolo (anche se, per capire l' equazione d' assegnazione dei fondi Fus, "VD tot= VDs1+ VDs2* + VD s" serviva una laurea in ingegneria), dall' altro lato, nel campo dei musei, della tutela del patrimonio col depotenziamento delle sovrintendenze, e delle commesse pubbliche, la strategia del ministro Pd dei Beni Culturali è stata accidentata, ad esser gentili. Ora, sorvoliamo sul mancato ripristino dei beni artistici nelle zone terremotate. Saltiamo a più pari la sentenza del Tar che boccia i suoi cinque superdirettori museali stranieri, data la strabiliante violazione della legge sul pubblico impiego. E caliamo un sudario pietoso anche sui corsi di «Zumba» tra le mummie del museo Egizio; o sulla lista dei costosi collaboratori esterni assunti a frotte dal ministro esposta, dopo anni, soltanto, guarda caso, prima di queste elezioni; o sul rincaro dei biglietti o sui presunti 22mila visitatori al giorno del Pantheon. Concentriamoci invece sull' Ales, la società esterna in house a cui Franceschini, partendo da piccoli servizi di guardiania ha assegnato tutti i progetti più importanti del ministero dalle Scuderie del Quirinale all' Appia Antica, compresa la faconda gestione dei fondi comunitari. Ales, oggetto di inchieste e di interrogazioni parlamentari dal M5S, è praticamente un ministero parallelo che risponde però a lasche norme privatistiche. Ales, finita nei guai giudiziari con gli scavi di Pompei, attraverso una norma introdotta -parebbe ad hoc- nella legge di bilancio, è riuscita a superare i vincoli di spesa pubblica; e ha assunto, senza concorso, almeno 1500 persone che vanno ad occupare le sedie spesso degli stessi dipendenti dei ministeri che ovviamente, sono incazzatissimi. Il bilancio della società di fiducia del ministro conterebbe oltre 3 milioni di euro solo per il personale, senza contare la dirigenza, molto più di quanto cerca di otternerne la collega di Franceschini Madia per gli sblocchi dei contratti pubblici. Decine di restauratori archivisti storici dell' arte bibliotecari et similia di ruolo sono rimasti con stipendi ridicoli e senza diritti di progressione di carriera. E bivaccano demoralizzati tra i corridoi ministeriali; anche perchè l' Ales continua ad assumere da fuori. Per dire, al Collegio Romano, sede del ministero, il personale Ales è oltre il 50% di quello di ruolo: tra i "consulenti" spicca perfino il front office all' ufficio relazioni col pubblico e il call center del ministero che risponde con una pastosa cadenza sudamericana. Ora, tralasciando le divertenti leggende metropolitane e i complottismi che sibiliano nel Palazzo (i direttori stranieri messi lì per inventariare il nostro patrimonio artistico e fornirlo alla Ue a garanzia del nostro debito...) be', un sospetto affiora. Ed è che il ministro Franceschini, molto attento alle dinamiche governative, abbia usato anche il ministero che ampliare il proprio bacino elettorale, in vista del dopo elezioni. C' è da dire che oggi negli assembramenti elettorali Franceschini figura poco. E -come dice Renzi- le assenze di Dario hanno il sentore della tempesta... di Francesco Specchia