Forza Italia, la cena di Giovanni Toti da Silvio Berlusconi: il loro piano segreto
Più il tempo passa e più Silvio Berlusconi ne trae un vantaggio. I Cinquestelle non trovano il modo per accordarsi con la Lega e marginalizzare il Cav. E la pazienza di Sergio Mattarella è già in riserva. Il Quirinale ha dato tempo fino a domani ai "vincitori" delle elezioni per trovare uno schema di governo che abbia i numeri in Parlamento. Il problema, però, è che all' avvicinarsi della scadenza i contatti tra Salvini e Di Maio, invece di intensificarsi, si sono rarefatti. Quasi azzerati. In questo vuoto si inserisce Berlusconi. Che ha approfittato della situazione per ricompattare Fi, mettendo in campo i suoi pontieri col Carroccio. Leggi anche: Telefonata Salvini-Di Maio: "Cosa sapeva Berlusconi". Bomba di Toti su Arcore Domenica sera, a Villa Giambelli, residenza vicino Rogoredo dove Silvio e la compagna Francesca Pascale hanno spostato il domicilio, sono stati ospitati a cena Giovanni Toti e Siria Magri. Era da Natale che il governatore della Liguria non aveva rapporti con il leader di Forza Italia. Toti si era detto amareggiato per come, non Berlusconi, ma il cerchio magico aveva deciso le candidature liguri, senza seguire le indicazioni del territorio. In più, c' era stata l' incomprensione su Imperia e sulla candidatura di Claudio Scajola, incoraggiata, a detta del diretto interessato, proprio dal leader azzurro contro la volontà dell' ex direttore di Studio Aperto. Acqua passata. E digerita, insieme ai ravioli e ai saltimbocca preparati da Francesca. La tregua interna permette a Berlusconi di ricompattare Forza Italia, stoppando sul nascere ogni possibile transumanza verso la Lega. Anche l' idea del partito unico finisce in soffitta: «Siamo troppo diversi, alleati sì, sotto lo stesso tetto mai». Ma soprattutto Berlusconi affida a Toti il compito di normalizzare i rapporti con Salvini, complicati dallo show fatto dal Cav al Quirinale. «Il tema di mettere Berlusconi da parte è un falso problema di chi non vuole affrontare i temi veri», dice Toti su Primocanale. Piuttosto, insiste, Di Maio parli del programma del centrodestra e dica che ne pensa, «si sporchi le scarpe con la polvere dei problemi». Chiedere al presidente di Fi di farsi da parte, aggiunge Toti, «in democrazia è inaccettabile, le patenti le danno gli elettori, non certo i leader degli schieramenti avversari o amici». In cambio del sostegno in questa fase politica, Berlusconi ha promesso al governatore della Liguria che si occuperà della riorganizzazione del partito, dal centro alla periferia. «Bisogna coinvolgere di più gli amministratori locali e la classe dirigente. C' è bisogno di una dirigenza che per la prima volta dimostri, anche al fondatore, quanto vale sul campo», ha insistito Toti. A cena, rivela il consigliere berlusconiano, il Cav «era molto attento, molto ragionevole, come sempre, e molto determinato a dare il proprio contributo a trovare una soluzione di governo utile al Paese con senso di responsabilità e senza inutili protagonismi». Domani Silvio riunirà nuovamente deputati e senatori: «So che ci sono parlamentari di Fi pronti ad andarsene», rivela Luigi Di Maio. «Una provocazione, non è vero», ribatte Berlusconi. Nel dubbio, però, è meglio tenere la truppa sotto controllo. Soprattutto all' avvio di una fase complessa. «Mattarella? Secondo me si sta seccando, la situazione è molto bloccata, e su di lui incombe la scelta da fare», spiega Maurizio Gasparri a Un giorno da pecora. Il Colle, in assenza di novità dall' asse gialloverde, potrebbe rompere lo stallo affidando un mandato esplorativo a uno dei due presidenti delle Camere. La favorita è Elisabetta Casellati. Se anche lei dovesse valutare l' impossibilità di un accordo tra i poli, allora la soluzione per Mattarella resta il «governo del presidente». Non certo le urne anticipate. di Salvatore Dama