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Erika Stefani, la ministra "più bella del governo" usa il pugno d'acciaio: "Ecco cosa prometto al Nord"

Gino Coala
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Sul suo profilo Facebook campeggia una foto in cui, raggiante, stringe la mano al governatore del Veneto Luca Zaia. Erika Stefani, 47 anni, nata a Valdagno e residente a Trissino - due industriosi comuni del Vicentino - è una leghista doc. Grande appassionata di motociclismo, è stato il padre, che ha partecipato più volte alla Parigi-Dakar, a trasmetterle l' amore per le due ruote. Leggi anche: Stefani, è già ultimatum al governo: "Se non lo facciamo, salta tutto" Nel 1999 consigliere comunale, poi assessore all' Urbanistica e vicesindaco di Trissino, Stefani nel 2013 viene eletta senatrice. Il 4 marzo si è guadagnata la conferma a Palazzo Madama dopo essersi aggiudicata il collegio uninominale di Vicenza. Ora è stata nominata ministro per gli Affari regionali e le Autonomie. In Veneto l' autonomia la reclamano da decenni: lo scorso 22 ottobre il 98 per cento dei votanti lo ha certificato tracciando la "x" sul "sì" al referendum. La questione però riguarda anche Lombardia ed Emilia Romagna. Ministro: Zaia dice che lei è una garanzia. Due milioni e mezzo di veneti ci sperano. È innegabile: per la Lega è la partita decisiva. «Il governatore mi conosce, sa che sono determinata e credo in ciò che faccio. Sono sempre stata federalista e autonomista». Adesso non si parla più di indipendenza del Veneto, che per molti resta un sogno, o della creazione della Padania. L' autonomia è un obiettivo alla portata «È importante, certo. Ma non solo per il Veneto. C' è la Lombardia, c' è l' Emilia Romagna. Non è che quella per l' autonomia, che per essere precisi è un tema storico della Liga Veneta, sia l' unica battaglia. Il programma della Lega è vasto, ci sono anche altri temi, penso a quelli legati alla giustizia, dato che li ho seguiti come responsabile della Commissione». Quando ha saputo che sarebbe diventata ministro? «Era nell' aria, un po' si era capito. Ero entrata nella lista già all' inizio. Poi quando c' è stata l' accelerazione improvvisa, con Conte richiamato da Mattarella, è stato deciso tutto in un giorno». Era a Roma? «No, ero rientrata a casa». Immaginiamo che sia stato Salvini a comunicarglielo «Diciamo che mi hanno telefonato». Torniamo all' autonomia. Sente il peso di questa responsabilità? «Eccome! Questo ministero, sotto la mia gestione, non sarà più solo figurativo. Lavorerò pancia a terra e starò a Roma quasi tutta la settimana dato che mantengo anche la carica di senatrice. Ho già disdetto le vacanze». Il rapporto tra la Regione Veneto e la Corte Costituzionale è sempre stato burrascoso, basti pensare ai precedenti tentativi di organizzare un referendum sull' autonomia, a quello mai concesso sull' indipendenza, al recente stop alla legge che forniva alle coppie residenti da almeno 15 anni una via preferenziale per l' iscrizione dei figli all' asilo. Non teme nuovi sgambetti? «La Consulta è indipendente e lavorerà nel modo che riterrà più opportuno. Io, dato che sono avvocato, cercherò di costruire le pratiche in modo che siano il meno impugnabili possibile». L' autonomia è un tema leghista. Non pensa che a un certo punto, per evitare che nei prossimi trent' anni voi prendiate l' 80 per cento sia in Veneto che in Lombardia che nella rossa Emilia, i 5 Stelle possano ostacolarvi? «Un attimo. I grillini hanno sostenuto le ragioni del "sì". Abbiamo fatto anche alcuni comizi insieme. Quindi, se dovessimo farcela, sarà anche una loro vittoria». Se l' è cavata bene ministro, ma sa perfettamente che se scrivi autonomia leggi Zaia, quindi Lega «Beh, se la mette così, allora i 5 Stelle si affranchino da questo messaggio. Mettano mano alla loro comunicazione». Lei è nel Carroccio da vent' anni: qual è stato il momento più difficile? «Le dirò: nemmeno le vicende malsane di Belsito mi hanno fatto cambiare opinione su un partito che ho sempre considerato capace e volenteroso. Ero convinta che il movimento sarebbe andato avanti a prescindere. Anche l' inizio del 2015, quando Flavio Tosi è uscito dalla Lega, non è stato un momento semplice: era segretario nazionale. Anche allora però hanno prevalso le idee, non le persone. La Lega in questo non ha mai sbagliato». Quali saranno le sue prime mosse da ministro? «Domani (oggi per chi legge, ndr) comincio a incontrare i presidenti di Veneto, Lombardia ed Emilia. C' è già una pre-intesa portata avanti nei mesi scorsi. Ora bisogna definire l' intesa vera e propria. Riapro subito il dialogo coi governatori anche per verificare ulteriori spazi di autonomia oltre a quelli già concordati». Il presidente dell' Emilia Romagna Stefano Bonaccini ha dichiarato che non farà sconti all' esecutivo «Ah, bene, sono contenta. Anche Zaia me lo ha detto». Lei potrebbe passare alla storia come "Lady Autonomia". Intanto ha guadagnato la palma di donna più bella di questo governo «Guardi, è una cosa che mi fa simpatia, ma non vado certo alla ricerca di questi complimenti. In realtà sono sempre stata un maschiaccio». È sposata? «Non ancora. Però ho un compagno». Torniamo ai suoi incontri coi governatori. Chi vedrà per primo? «Ci stiamo organizzando in queste ore. Sono appena arrivata, devo prendere contatto con gli uffici e fare un report sullo stato delle pratiche. Ma partiamo subito». Che tempi prevede per l' approvazione dell' autonomia nelle tre Regioni? «Io mi impegno tantissimo. È una legge che deve passare in Parlamento». Beh, voi e i 5 Stelle, visti i numeri, se volete potete approvare qualsiasi provvedimento, e anche in fretta «Sì certo. Ripeto: il voto passa dall' aula. Ed è palese». di Alessandro Gonzato

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