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Giorgia Meloni, 200 amministratori locali lasciano Forza Italia per Fratelli d'Italia

Matteo Legnani
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«Guardate qui». Giorgia Meloni, mentre rilascia interviste ai tg, indica il roll-up alle sue spalle: «C'è scritto 150 amministratori verso Fratelli d' Italia. L'abbiamo stampato un paio di giorni fa. Nel frattempo sono diventati 220». Sono consiglieri regionali, sindaci, assessori. Gente che ha deciso di passare con Fdi: «È il risultato di un percorso di coerenza, serietà, fermezza e difesa di valori su cui costruire questa metà campo». La leader della destra è appena arrivata al Roma Eventi, sala per convegni alle spalle di via Margutta. Siamo nel pieno quadrilatero della moda della capitale. E Meloni è elegante nel non sottolineare che la quasi totalità dei nuovi acquisti arrivano da Forza Italia. Se Fdi sorride, gli azzurri sono in emergenza. Il fuggi fuggi, spiegano fonti forziste, è collegato al calo nei sondaggi e alle imminenti elezioni europee. Chi ha l' ambizione di una candidatura sa che una Forza Italia sotto quota 10 per cento non dà grandi chance di elezione. Chi già siede a Strasburgo trema. Perché sa che, se il partito di Berlusconi non si rialza, i posti si ridurranno drammaticamente. Allora c' è chi si guarda intorno. La Lega al momento ha deciso di chiudere la porta a chi bussa. Anche perché Salvini, in questa fase, non ha intenzione di entrare in conflitto con il Cav. Fdi invece si fa meno problemi: «La nostra ricetta è vincente. Si tratta di un vero e proprio smottamento verso Fdi che non ha mai tradito gli italiani». Un po' di numeri: tra i nuovi arrivi ci sono 7 consiglieri regionali di Calabria, Veneto, Piemonte, Molise, Sardegna, Friuli Venezia Giulia; 18 sindaci e 16 vicesindaci; 35 assessori, 3 presidenti di Consiglio comunale, 140 consiglieri comunali. Questi innesti, spiega un comunicato, «confermano la crescita del movimento dopo le politiche del 4 marzo e alle amministrative di giugno». E' l'inizio - L' ondata, giurano in Fdi, non si ferma qui: «È l' inizio di un percorso che porterà nei prossimi mesi all' adesione di nuovi e autorevoli esponenti politici. Fdi si consolida come partito di riferimento per tutti coloro che ad ogni livello politico e istituzionale si riconoscono nei valori del centrodestra e vogliono dar voce a un sentimento ancora fortemente maggioritario nella nostra nazione». Arrivando all' assemblea nazionale del partito, Meloni parla anche dei temi di attualità. Il caso della Diciotti per esempio. «Mattarella non dovrebbe occuparsi di queste cose. Spiace che Conte segua una strada diversa da quella, che mi pareva condivisibile, seguita finora dal governo». L' ex ministro della Gioventù rilancia la sua proposta: «Blocco navale di fronte alla Libia. In campagna elettorale era d' accordo anche Salvini, poi non so perché abbia cambiato idea». Meloni torna a chiedere l' unità della coalizione, al di là dei travasi da un partito a un altro: «Abbiamo proposto a Fi e alla Lega un tavolo di coordinamento che è stato accettato». Fratelli d' Italia ha più titoli per chiedere una riunificazione perché «noi», ricorda Meloni, «non abbiamo partecipato a scappatelle e ora vogliamo rifondare il centrodestra». È vero, «Salvini è un leader molto forte», ma Fdi sta aggregando più che mai, «oltre 220 amministratori ora scelgono noi». Lo scontro fisico avvenuto giovedì alla Camera fra deputati di Fdi e della Lega non è un segnale di malessere, giura Giorgia: «Non è una questione fra forze politiche ma tra parlamentari: una parola tira l' altra e si sono un po' parapigliati». Magliette blu - L' assemblea degli ex An si è conclusa con una sfilata di magliette blu. In polemica con quelle rosse indossate da politici e intellettuali di sinistra. «Questa è la risposta ai radical chic, la nostra solidarietà va ai cinque milioni di italiani che vivono sotto la soglia di povertà». Meloni chiude infine sulla sua proposta di modifica al reato di tortura: «È fatta per ideologia contro le forze dell' ordine. È una legge che va cambiata». di Salvatore Dama

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