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Giulio Tremonti, l'avvertimento al governo: "Un errore e un rischio gravissimo, così finisce male"

Giulio Bucchi
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Il governo di Giuseppe Conte rischia di schiantarsi sulla nomina del presidente della Cassa Depositi e Prestiti e per Giulio Tremonti non è solo un errore, ma un grave rischio. "La Cdp non è affatto la gallina dalle uova d'oro che forse qualcuno immagina", spiega l'ex ministro dell'Economia di Silvio Berlusconi in un'intervista al Corriere della Sera. La lite, durissima, tra Luigi Di Maio, Matteo Salvini e il titolare del Tesoro Giovanni Tria, insomma, sarebbe basata sul nulla perché forse al governo si illudono che sia possibile "fare spesa pubblica senza fare debito pubblico". Leggi anche: Conte convoca la riunione, Salvini lo gela. Cdp, governo nel caos Sbagliatissimo, la Cdp non è un bancomat. Soprattutto, sottolinea Tremonti, oggi la Cassa ha perso di vista gli investimenti strategici (Parmalat o Ilva) e si è persa in investimenti "che vanno dal sangue agli hotel, dall'Arabia alla Cina, e perfino in società in perdita". Secondo punto, "nel 2014 il governo Renzi, mentre i tassi scendevano, regalò alla Cdp tassi stratosferici, pagati dai risparmiatori postali. Questo è un aiuto di Stato vietato, che la Cassa se è privata deve restituire. A meno di sostenere che non è mai stata privata ma pubblica, come la Cassa stessa ha dichiarato, spiegando che comprava titoli pubblici, agendo come mano pubblica governativa". E ora si presenta il conto: "Sì, siamo di fronte ad un aut aut: se la Cassa è istituto privato ha i vincoli della gestione privata ed è costretta a restituire l'aiuto vietato. Se si sostiene che è pubblica, si sbalza la finanza pubblica, perché si fa salire il debito pubblico riportando i numeri della Cdp nel bilancio pubblico. La situazione è già così complicata in sé che non va certo complicata con le nomine. E anche per questo non c'è spazio per l' illusione di usare la Cdp per fare la Finanziaria".

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