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Sondaggio, il M5s scende ancora: declino inarrestabile. Perde un punto al mese

Cristina Agostini
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Il 4 marzo M5S era al 33% dei consensi. Vinse le elezioni. Primo partito italiano. Adesso lo stesso Movimento è dato dai sondaggi intorno al 26%. In pratica Di Maio sta facendo perdere l' uno per cento al mese alla ditta Grillo. Avanti di questo passo, alle elezioni Europee di maggio, i Cinquestelle scenderebbero sotto la soglia psicologica del 20%. La stessa che ha relegato il Pd da partito di governo a comparsa all' opposizione. Non c' è tuttavia da stupirsi. Libero l' ha scritto dal primo giorno: il programma dei pentastellati, oltre che a essere regressista (la famosa decrescita felice), è pure irrealizzabile. Troppe promesse esagerate. Vi ricordate? L' Ilva sarà chiusa, invece è aperta secondo il piano redatto dal ministro Calenda. La Tap, ovvero il gasdotto in Puglia, non si farà. Il Muos, cioè il radar degli americani in Sicilia verrà bloccato. La Tav è in discussione... Tutte balle. Alla fine Conte ha assicurato che le grandi opere saranno realizzate. Punto e basta. Leggi anche: Allarme spread, Mattarella convoca Salvini e Di Maio. Il brutto sospetto sui conti Le grane sono per adesso a livello politico. Si lamentano i grillini locali, i giornali esaltano le promesse non rispettate. Ma al grande pubblico non interessano queste beghe. Il popolo è abituato ai tradimenti elettorali. Così come è una crisi all' interno del Movimento quella tirata fuori dai dissidenti, vicini a Roberto Fico, contro il condono o il decreto sicurezza. Certo, non è un grande spettacolo vedere senatori dello stesso Movimento insultarsi, con le espulsioni sullo sfondo. Però non è la fine del mondo. I veri guai per M5S arriveranno a primavera. Poco prima del voto. Quando la gente che si era fidata di Giggino scoprirà che le mance di cittadinanza non saranno di 780 euro a testa. Bensì molto meno. Le elezioni si vincono con i numeri e l' aritmetica non sbaglia mai. Si è tanto parlato del reddito statale ai disoccupati. Facciamo due conti. Come sottolineato dal Sole 24 Ore di lunedì, i destinatari della misura sarebbero i nuclei familiari con un ISEE inferiore a 9mila euro, circa 2.5 milioni, il 48,6% delle quali residenti al Sud. Considerando per intero i 9 miliardi stanziati, il sussidio si tradurrebbe mediamente in 293,85 euro mensili a famiglia. Altro che i 780 indicati nei manifesti elettorali da Cinquestelle. Però M5S vorrebbe aumentare, sempre a 780 euro, anche le pensioni minime a 8 milioni di persone. E qua c' è da ridere, come ha sottolineato il professor Alberto Brambilla. Saranno premiati gli invalidi civili? Bene, sono quasi un milione. E per coprire la differenza tra quanto prendono ora (282 euro al mese) e i 780 euro bisognerebbe spendere circa 6,3 miliardi in più all' anno. Crescerà la rendita di chi ha la sociale, che attualmente viaggia sulle 453 euro al mese? I beneficiari sarebbero 860mila persone e in questo caso toccherebbe sborsare altri 4 miliardi. Lieviterà l' obolo ai 3,2 milioni di pensioni integrate al minimo (quelle da 502 euro al mese) o alle oltre 900mila pensioni con la maggiorazione sociale? Servirebbero ulteriori miliardi. Ma in manovra non ci sono. Vi ricordate cosa accadde a Renzi, sempre in tema pensioni? Nel 2015 la Corte Costituzionale dichiarò illegittimo il blocco delle rivalutazioni deciso da Mario Monti con il "salva-Italia". Di fatto il governo Pd avrebbe dovuto restituire 24 miliardi a milioni di pensionati. Un' operazione disastrosa per i conti pubblici. Così l' allora premier se ne uscì promettendo un bonus da 500 euro una tantum solo per gli assegni più bassi. Il decreto Poletti poi progressivamente stabilì dei rimborsi fino a un massimo di 3.100 lordi. Risultato finale: una marea di pensionati s' incazzò con Renzi. E non votarono più l' ex Rottamatore. Un destino simile potrebbe toccare pure a Di Maio. La questione è semplice: mediamente un cittadino-contribuente non riesce a seguire tutte le rogne politiche quotidiane. Troppe. Di certo però è super interessato alla propria situazione contrattuale, lavorativa o previdenziale. E se un leader di un partito, nuovo e non ancora compromesso con le poltrone, gli prospetta più soldi in busta, di sicuro ci fa un pensierino. E lo vota. Ma se poi accade il contrario o la cifra pattuita è diversa, scatta il «vaffa». Oltre 10 milioni di persone, quasi gli interi votanti dei pentastellati sono in attesa. Con gli 80 euro Renzi conquistò il 40% alle Europee, con gli 80 euro che alla fine darà Di Maio ai poveri, le perderà. di Giuliano Zulin

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