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Decreto sicurezza, Giuseppe Brescia il grillino che si arrende e riconosce il trionfo di Matteo Salvini

Matteo Legnani
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Una lezione di realismo a una forza politica (la sua) che talvolta pare davvero poco provvista di uno degli strumenti indispensabili della politica. La impartisce dalle pagine del Corsera al M5S il deputato grillino Giuseppe Brescia, 35 anni. Ignoto al grande pubblico, Brescia giocherà una partita-chiave per i destini del governo nei giorni a venire, perchè il Decreto sicurezza (la pietra miliare del programma leghista) passerà per la Commissione Affari istituzionali di Montecitorio di cui lui è presidente. Confessa di avere perplessità sul decreto, in particolare sull'articolo 1 "che esclude dal diritto di soggiorno chi, tornando nel suo Paese natio, potrebbe essere vittima di trattamenti disumani o degradanti" e l'articolo 12, "che esclude la possibilità di accesso alla rete di assistenza Sprar dei richiedenti asilo". Dice anche di sperare che "il gruppo parlamentare per intero si mobiliti perchè questi due punti vengano rivisti", ma sconsiglia smarcamenti individuali, o di gruppetti di deputati quando il decreto andrà al voto dell'Aula della Camera: "La forza del Movimento è sempre stata quella di essere compatto, non si può andare ognuno per conto proprio". E si rende conto che "ci sono poche possibilità che la Lega ci ascolti, ma quello della sicurezza è uno dei suoi temi, noi siamo a un passo dall'introdurre in Italia riforme epocali come il reddito e la pensione di cittadinanza e non possiamo permetterci di far saltare tutto proprio adesso". Leggi anche: Decreto sicurezza, M5S e la fronda dei 19: "Rivedere il testo", governo in bilico

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