Matteo Salvini, la furia con i leghisti e il terrificante sospetto: la vendetta M5s può metterlo al tappeto
Matteo Salvini ha dovuto presidiare per ore le votazioni alla Camera sul disegno di legge anti-corruzione, pur di accontentare le pretese "irose", come riporta un retroscena del Messaggero, che gli avrebbe fatto la sera prima Luigi Di Maio, poi ribadita dal premier Giuseppe Conte a pranzo: "Caro Matteo - gli hanno detto - ci devi mettere la faccia. Hai detto più volte che sono io a non controllare il partito. Ebbene, da ciò che è successo ieri sera sembra che anche tu abbia qualche problemino. È il caso di vigilare...". Leggi anche: M5s, il retroscena di Minzolini: Rocco Casalino e la vendetta contro Lega e Salvini Palesemente controvoglia, Salvini è rimasto paziente al banco del governo dal pomeriggio fino a sera, almeno per evitare un imbarazzo come quello dopo l'approvazione dell'emendamento che ha cambiato pelle al peculato. Di Maio gli aveva minacciato la crisi, così almeno da sventare future trappole grilline quando ci sarà l'approvazione del decreto sicurezza. Lunedì prossimo ci sarà il voto sul provvedimento che sta a cuore al ministro dell'Interno, Conte e Di Maio hanno assicurato che sarà posta la fiducia, così da limitare colpi di testa dei singoli. E però qualche problema in casa Lega ancora ci sarebbe, come ha dimostrato quell'emendamento sul peculato sfuggito alle direttive di partito. Il leader della Lega ha capito che una parte del gruppo del Carroccio, "non più di 5-6 deputati", gli è sfuggita di mano, votando appunto quell'emendamento. Per questo martedì sera sarebbe sfuggita una frase a Salvini: "Ciò che fa la Lega lo decide il segretario", parole ripetute al capogruppo Riccardo Molinari e sembra anche a Giancarlo Giorgetti. Proprio Giorgetti sarebbe il principale sospettato da parte dei grillini, colui che ha orchestrato l'agguato ai grillini. Salvini non crede però a una sola parola, anzi ha capito che è quello è solo l'ennesimo tentativo da parte del M5s di spaccare la Lega. Parla di "cinque furbi e di un certo numero di inconsapevoli", di "bambini che giocano a pigiare i tasti". I più vicini a Salvini poi garantiscono: "Giancarlo è intelligente e astuto. Uno come lui non avrebbe mai fatto un'operazione così dannosa che ha messo in difficoltà il governo, ha offuscato l'immagine del partito e no porterà alcun risultato, visto che l'emendamento a favore di Rixi e Molinari verrà cancellato". Il clima di sospetto dei grillini però sarà duro da spazzare via, Salvini non avrà altra scelta lunedì se non quella di tornare in aula e presidiare di nuovo l'aula.