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Marcello Veneziani: "Roberto Fico e la maledizione dei presidenti della Camera"

Cristina Agostini
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Da Violante a Bertinotti, e poi Pivetti, Casini, Fini, Boldrini. Quelli che sono diventati presidenti della Camera sono spariti. Una "maledizione", scrive Marcello Veneziani su Il Tempo. E ora il "maledetto" è il grillino Roberto Fico. "Si credono investiti da chissà quale carisma speciale, si sentono al di sopra delle parti, e si mettono a fare politica in proprio e a punzecchiare chi governa, anche se è del suo stesso versante, lo ha mandato alla Camera e lo ha eletto alla Presidenza. Di Fico c' è poco da dire e non solo perché è da poco presidente, ma perché poco è l'eufemismo che ci viene di usare a suo proposito, per non dire il Nulla". Leggi anche: M5S, quel 15% che vuole far fuori Di Maio. Sta per crollare tutto? Fico sembra "la caricatura grottesca del vecchio sinistrismo; eco-pacifista, tardo-antifascista, filo-migranti, fico-permissivo. Insomma un vecchio petardo del '68 rimasto inesploso, come le mine della guerra mondiale". Roba che ti fa rimpiangere i comunisti. "Ho nostalgia di Ingrao e della Jotti, di Violante e di Bertinotti, forse persino di Napolitano, almeno quando stava a Montecitorio e non alle Botteghe oscure o al Quirinale", affonda Veneziani. "Alla guida di Montecitorio mantennero uno stile e una dignità, non debordarono, non si ubriacarono, garantirono maggioranza e opposizione, seppero stare alle regole". Certo, "non li avrei mai voluti al governo, e diocenescampi dai comunisti al potere", ma "alla guida del Parlamento erano preferibili loro, avevano una cultura politica e una storia alle spalle, avevano modi civili nonostante la falce e il martello, erano intelligenti e realisti". 

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