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Luigi Di Maio costringe il padre Antonio a chiedere scusa. Sospetti nel M5s sul condono di Ischia

Cristina Agostini
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Antonio Di Maio doveva chiedere scusa e scagionare il figlio e lo ha fatto. Del resto glielo aveva praticamente imposto Luigi. "Ho commesso degli errori", "chiedo scusa a tutti", "lui non sapeva". Era stato il padre stesso a dirgli: "Se posso fare qualcosa, Luigi...", "non parlare con i giornalisti, non dire nulla a nessuno". Poi la decisione di parlare su Facebook: "Gireremo un video in cui dovrai dare delle spiegazioni". Leggi anche: "Vicenda triste, squallida". Friedman si schifa in tv: i Di Maio massacrati Riporta La Stampa che è stato tutto studiato dallo staff della comunicazione Cinque Stelle, in particolare dalla Casaleggio Associati: il testo della lettera, la pagina di Antonio creata ad hoc: "Nessuno dei nostri parlamentari dovrà condividere il video o parlarne", avrebbe chiesto il capo secondo quanto riportano fonti pentastellate. Luigi ostenta serenità con i giornalisti: "Non sapevo che stare in piscina in pvc fosse un reato, io non ho mai detto che quella era una stalla. Oggi mio padre si è preso le sue responsabilità e ci ha messo la faccia. Io metto in liquidazione l'azienda, adesso però possiamo anche finirla qui". Ma in realtà sarebbe "logorato come mai prima da questa vicenda". Del resto sembra che all'interno del Movimento cominci a sollevarsi qualche sospetto. Come quello che riguarda il condono di Ischia. Qualcuno sostiene che attraverso un semplice ricorso il condono di Ischia possa essere esteso all'intera regione Campania. E in questo modo, "avrebbe potuto usufruirne anche il padre di Luigi per sanare quegli abusi. Mi auguro che non sia così".

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