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Silvio Berlusconi, il diktat di Niccolò Ghedini: "Adesso basta, non si può fare". Tragico rischio giudiziario

Giulio Bucchi
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"Ma siamo matti?". È bastata una sfuriata di Niccolò Ghedini per far saltare il piano di Silvio Berlusconi e l'"Operazione Scoiattolo". Il gioco era scoperto e pure sbandierato: convincere qualche parlamentare del M5s a diventare "responsabile", mollare Luigi Di Maio e rendersi disponibile al ribaltone, sostenendo un governo di centrodestra.  Leggi anche: "Al Cav bastano 6 grillini per far cadere il governo". Ma se fallisce, è rovinato Alla "mandrakata" azzurra lavoravano Maria Rosaria Rossi e Gino Vitali, spiega la Stampa, ma fatale è stata la scelta di traslocare i propri uffici da piazza Cinque Lune (dove lavorano tutti gli altri forzisti) a Sant'Eustachio, più vicino al quartier generale grillino. La speranza era quella di "imbattersi" nei pentastellati e persuaderli al cambio di casacca. Di Maio si è subito infuriato minacciando denunce e nuove tempeste giudiziarie. Forse è per questo che l'avvocato Ghedini, in tandem con Gianni Letta, ha consigliato al Cav maggior prudenza. E Berlusconi, sempre attento ai loro consigli, ha dato mandato telefonico di eseguire l'ordine: interrompere all'istante l'Operazione Scoiattolo. L'ex premier rischiava "un bis dell'inchiesta scampata nel 2015 grazie alla prescrizione (il pm Henry John Woodcock l'aveva fatto condannare in primo grado a tre anni per aver comprato il senatore Sergio De Gregorio)", ricorda la Stampa. E comunque, l' obiettivo di spargere il panico tra i Cinquestelle era stato già raggiunto, inutile insistere. In fondo, il primo obiettivo è stato raggiunto: seminare il panico tra i 5 Stelle.

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