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Ribaltone di centrodestra? Più facile che alla fine lo facciano grillini e Pd

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Maria Pezzi
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In questi giorni molti parlano della debolezza del governo al Senato per via dei due senatori espulsi dal M5s. Ed in effetti la debolezza c'è e ad accorgersene per primo era stato Berlusconi con la sua iniziale campagna acquisti. Ma se è vero che ora il suo progetto pare facilitato dalle attuali espulsioni, Berlusconi non tiene conto di una cosa. Caduto questo governo, il centrodestra non avrebbe i numeri per formare un esecutivo, neppure col sostegno di eventuali ulteriori transfughi pentastellati. Caduto questo governo ne nascerebbe un altro, ma con il Pd. Vediamo perché. Ad aprile il "secondo forno" voluto dal M5s fallì per volontà di Renzi, che dettò ai suoi la linea del "no" verso un esecutivo a guida Di Maio sostenuto in Parlamento coi voti Dem. Ma da aprile ad oggi le cose sono cambiate e cambieranno ancora. In primavera, prima delle elezioni europee, il Partito democratico eleggerà il nuovo segretario con Nicola Zingaretti in pole position, grande favorito per la vittoria finale. Zingaretti rappresenta l' evoluzione del vecchio Pd veltroniano e bersaniano, cioè quella parte dei Dem che otto mesi fa si disse d' accordo per un' alleanza di governo coi pentastellati. Arriva Zingaretti - Archiviato Renzi, se Zingaretti sarà la nuova guida del Pd aprirà ai 5Stelle, e questi potrebbero subito dopo le elezioni europee virare a sinistra. Con Zingaretti al Nazareno tutto l' establishment della Seconda Repubblica si metterà in moto per staccare Di Maio da Salvini, e il ritorno di Di Battista in patria potrebbe avere un significato anche in questo senso. Molto dipenderà comunque dai risultati delle elezioni europee: un successo esaltante di Salvini ed una sconfitta di Di Maio metterebbero in crisi gli equilibri su cui si è formato l' attuale governo. Per ora limitiamoci a considerare i numeri del ribaltone. Alla Camera la situazione è agevole, non solo perché favorita da una eventuale moral suasion del Presidente Fico (che non sopporta l' alleanza di governo attuale), ma soprattutto perché i numeri ci sono: il gruppo pentastellato conta a Montecitorio 219 deputati, quello Pd 111, ai quali si aggiungerebbero i deputati di Liberi e Uguali (14), di piùEuropa (3), di CivicaPopolare (4) e delle minoranze linguistiche (4), per un totale sulla carta di 355 voti, ben al di sopra della maggioranza assoluta (316). Al Senato la situazione è più complessa. La maggioranza assoluta è 161, esattamente la somma dei seggi di M5S (109) e Pd (52). Il punto è vedere cosa faranno la trentina di senatori fedeli a Renzi eletti a Palazzo Madama. Per approfondire leggi anche: Paolo Becchi: perché la Lega di Salvin rimane l'ultima speranza Palazzo Madama -  L' elezione di Zingaretti alla segreteria del Pd spingerà parecchi di loro, in un' ottica di sopravvivenza politica, a scendere dal carro perdente e a salire su quello vincente, ma non tutti faranno questa scelta. È ragionevole pensare infatti che alcuni seguiranno il destino di Renzi. Sta a vedere quanti. Ma considerato che un esecutivo M5S-Pd potrebbe durare fino a fine Legislatura, la sedia può far più gola dell' onore. A quel punto, pur mettendo in conto che Renzi si tiri dietro la metà dei suoi senatori, il nuovo esecutivo M5S-Pd godrebbe comunque di altri 16 voti, cioè gli 8 del gruppo per le autonomie e altrettanti del gruppo misto (tranne i 4 di "Noi con l' Italia" che si stanno alleando con la Meloni). Una maggioranza M5S-Pd, seppur risicata, potrebbe dunque formarsi anche al Senato. Senza dimenticare che almeno tre senatori a vita su sei (Napolitano, Monti e Segre) andrebbero sicuramente a dare man forte alla nuova creatura. Insomma, chi lavora contro questo governo, potrebbe trovarsene un altro non desiderato.   di Paolo Becchi e Giuseppe Palma

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