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Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio, il patto segreto: far fuori Beppe Grillo e Roberto Fico

Davide Locano
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Un patto d'acciaio ai vertici del M5s, di cui dà conto in un appassionante retroscena Dagospia. Nel mirino Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, fresco di rientro in Italia: i due infatti si sono incontrati per delineare il ruolo politico che Dibba dovrà coprire nei prossimi mesi. In primis, la successione: poiché resta il vincolo grillino dei due mandati, sarà proprio Di Battista ad essere il prossimo candidato premier e capo politico dei grillini. Circostanza che, secondo Dago, non piace granché a Beppe Grillo, il quale "non solo ha sempre amato vedere i propri discepoli lottare fra loro, affinché nessuno si sentisse mai al sicuro sulla propria poltrona, ma ha sempre visto Roberto Fico come il suo vero delfino politico". Lo stesso Fico che, ora, sembra condurre una battaglia solitaria contro il governo. Leggi anche: Di Battista, il "volontario": come lo vuole usare Di Maio Sempre Dago aggiunge che le purghe di fine anno del M5s non sono state un caso, affatto: anzi, sarebbero un esplicito messaggio a Fico, "colpirne due per educarne 35", che sarebbero i frondisti fedeli proprio a Fico. Insomma, il patto ai vertici del M5s non riguarderebbe soltanto la successione ma anche le purghe: obiettivo di Di Maio, Di Battista e di Davide Casaleggio è spingere sempre più ai margini Fico e anche Grillo, il fondatore e garante. Obiettivo è togliere al comico ogni possibilità di interferire sulle scelte politiche del M5s. I vertici grillini, inoltre, non avrebbero gradito il discorso di capodanno, giudicato "sconclusionato", così come non è piaciuta l'idea di usare il corpo del figlio culturista, bollata come un'idea da "fuori di testa". Insomma, si prevede una nuova tempesta nel M5s. Una "normalizzazione" del Movimento che, secondo Dago, deve necessariamente passare dalla cacciata di fatto di Fico e Grillo. Una "normalizzazione" che è ben evidente anche nell'atteggiamento dello stesso Di Battista, il presunto "pasionario", il grillino con la bava alla bocca pronto (in passato) a menar fendenti contro le banche e in favore dei "più deboli". Già, in passato: lo avete sentito dire una parola sul caso Banca Carige? Oppure sul decreto sicurezza contro il quale un tempo avrebbe sparato ad alzo zero? E su Sea Watch? No, nemmeno una parola. Di Battista normalizzato, in nome della promessa sul suo futuro politico da capo. "Meraviglie pentastellate", chiosa Dagospia. Come dargli torno: il M5s, laddove tutto è possibile. Anche una conversione del pasionario Di Battista, ormai pasdaran del governo.

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