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Bruno Vespa, il retroscena sulla lite tra Matteo Salvini e Giuseppe Conte: "Ci vuole la macchina della verità"

Cristina Agostini
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Prima Giuseppe Conte, poi Matteo Salvini. Mentre a Porta a porta va in onda l'intervista al premier, il leader della Lega gli risponde su Facebook. Due giorni dopo, rivela Bruno Vespa, "mentre Salvini diceva che c'era stato il chiarimento, guardava incuriosito le valanghe di agenzie di stampa che il maggiordomo Paolo Baroni mi riversava sul tavolo. Niente paura: in una diretta Facebook da palazzo Chigi, il premier diceva che l'ospitalità ai dieci profughi di Sea Watch era un caso eccezionale e che la linea sull'immigrazione resta quella del ministro dell'Interno". Leggi anche: "Dicono che Salvini abbia perso, sono tutte balle". Feltri, la verità sui migranti: perché vince Matteo Insomma, continua Vespa nel suo editoriale su il Giorno, "non sappiamo se e quando i tre inquilini di palazzo Chigi (Conte, Salvini e Di Maio) si presenteranno prima al Pronto Soccorso di una crisi di governo e poi dinanzi ai giudici popolari delle elezioni anticipate. Ma abbiamo la sensazione che i cronisti abituati a origliare nei corridoi del Palazzo ascolteranno di qui alla fine di maggio pochi sussurri e molte grida". Del resto Lega e M5s sono molto diversi e "hanno trovato un faticoso punto d' incontro su riforma pensionistica e reddito di cittadinanza, ma mentre sulla prima tutto è chiaro, sul 'reddito' le incognite sono parecchie. La vicenda Sea Watch ha rafforzato mediaticamente la posizione di Salvini e Di Maio ha paura che il gesto umanitario di Conte possa spostare sulla Lega una fetta dei voti del Movimento". Non solo. Ora "dopo lo schiaffo di Conte a Salvini («Se i porti sono chiusi li riprenderemo in aereo»), i Cinque Stelle dovranno incassare senza un sospiro legittima difesa, autonomia regionale e fare concessioni sulla Tav se non vogliono un pernicioso referendum". In questo scenario "resta da chiedersi quale ruolo giocherà Conte. Qualcuno lo sogna presidente del Consiglio di un governo Pd-Cinque Stelle. Ma per ora è appunto un sogno". "«Governeremo fino al 2029», ha sparato l' altra sera Salvini. Ma le bianche poltrone di Porta a porta' ancora non sono dotate della 'Macchina della verità'". 

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