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Che tempo che fa, Di Battista e quel dettaglio: "Quando ha lasciato lo studio...". Disastro per Di Maio

Giulio Bucchi
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Qualcosa non ha funzionato a Che tempo che fa. Chi ha osservato in studio Alessandro Di Battista lo ha capito subito da un dettaglio: "Quando si alza dalla poltroncina e fa per andarsene - scrive Fabrizio Roncone sul Corriere della Sera - il suo volto è tirato in un sorriso di circostanza. Niente a che vedere con quei sorrisoni che invece è sempre stato bravissimo a sfoggiare, belli e spavaldi, sicuri ai limiti dell'arroganza". Non è solo una questione di "simpatia": "Probabilmente non si è piaciuto. Quando sei davanti a una telecamera, in tivù, certe cose le avverti, te le senti addosso da subito. E lui, da subito, ha qualcosa che non funziona come al solito". Leggi anche: "Uno studioso". Fazio lo provoca e Di Battista abbocca: crisi isterica in diretta Il motivo è semplice: troppo impettito, troppo sbarbato, troppo elegante, troppo istituzionale. Di fatto, un "Di Maio 2" quando Dibba al contrario dovrebbe incarnare l'anima più barricadera e stradaiola del Movimento 5 Stelle, quella più rivoluzionaria e anti-istituzionale. Ne va della sopravvivenza stessa dei 5 Stelle all'onda leghista che potrebbe abbattersi sulla maggioranza dopo le europee di maggio. Davide Casaleggio ha chiesto a Di Battista di tornare in Italia proprio per questo, per rubare voti a Matteo Salvini sul suo stesso terreno, quello della comunicazione alla "pancia" degli elettori che vede Luigi Di Maio e gli altri ministri grillini drammaticamente in difficoltà. Se anche Dibba si uniforma, sono guai grossi. E l'imboscata di Fabio Fazio, che lo punzecchia fino a irritarlo e irrigidirlo, potrebbe essere stato l'assist (involontario) più grande al leghista.

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