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Paolo Savona, "l'assordante silenzio del ministro". Lo scenario: vendetta francese e disastro economico

Giulio Bucchi
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La "Seconda guerra all'Ue" di Matteo Salvini e Luigi Di Maio rischia di finire come la prima: molto male. È Augusto Minzolini a riferire nel suo retroscena sul Giornale gli umori dentro e fuori del governo. L'offensiva sul tema immigrazione è il bis di quella sulla manovra economica, e a questo si aggiunge il rilancio di Giuseppe Conte che invita la Francia a cedere il proprio seggio permanente all'Onu a un rappresentante comune dell'Unione europea. I nemici (Parigi, Berlino e Bruxelles) sono noti, ma quello che manca, sottolinea Minzo, è una strategia comune. "Tra Salvini, Di Maio, Conte, Moavero, Tria e via dicendo - ironizza il forzista Giorgio Mulè - ho contato sei politiche estere diverse". Leggi anche: "Perché voi non...". Conte "dichiara guerra" a Macron, la bomba a Davos "Preferisco parlare di economia - è la reazione del ministro degli Affari Ue Paolo Savona, passato in pochi mesi da falco a colomba - visto che in politica estera il governo è poliedrico". Una frase, questa, di amara ironia. Forse è meglio restarne fuori, perché se si va allo scontro frontale con la Francia non ci si può dimenticare che le società francesi sono il primo investitore internazionale sul nostro debito ("Banche e assicurazioni d'Oltralpe hanno in pancia circa 250 miliardi di euro in titoli di Stato italiani", ricorda Minzolini)". Soprattutto, quando Silvio Berlusconi nel 2011 fece davvero la guerra a Bruxelles aveva l'appoggio di Obama e di Zapatero ma uscì comunque con le ossa rotte dal "patto d'acciaio" franco-tedesco. "Queste guerre, ne è conscio il ministro Savona, mai silenzioso come ora, hanno conseguenze sugli affari - conclude il retroscenista -: ad esempio, a questo punto Air France entrerà nel consorzio che dovrebbe salvare Alitalia guidato dalle Ferrovie dello Stato? Ed ancora, in queste condizioni Fincantieri riuscirà a condurre in porto le acquisizioni Oltralpe?".

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