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Carlo Calenda, l'ultimo disastro politico dei vescovi: quanto vale davvero l'ex ministro

Gino Coala
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Sembrava Luigi Sturzo e invece era un cespuglio. L' anniversario dell' Appello ai liberi e forti lanciato dal sacerdote di Caltagirone il 18 gennaio di cent' anni fa, e che allora segnò la nascita del Partito popolare, avrebbe dovuto cambiare la politica italiana. Leggi anche: Sondaggi: "Quanto valgono Pd e Calenda", il disastro dem Era stato Gualtiero Bassetti, presidente dei vescovi, a chiamare alle armi. Appena nato il governo Conte, dinanzi alla comunità di sant' Egidio, dove s' incrociano fede, progressismo e rapporti internazionali di alto livello, aveva detto che «in un momento così serio della nostra storia i cristiani non possono disertare quel servizio al bene comune che è fare politica». Il «momento serio» ha ovviamente la faccia di Matteo Salvini: anche se il cardinale aveva assicurato che la mobilitazione cattolica non avrebbe «favorito l' uno o l' altro disegno», il senso delle sue parole era chiaro. Lo è stato ancora di più a novembre, quando il capo dei vescovi ha indicato il nemico con precisione: «No al populismo e no al nazionalismo. Non possiamo permettere che un vento grigio di paura, rancore e xenofobia soffi sull' Europa». Dietro, anzi avanti a tutti c' è Jorge Mario Bergoglio, che in questa sfida ha schierato l' informazione cattolica ufficiale: L' Osservatore Romano, Avvenire, Tv 2000 e l' agenzia Sir. Gli ultimi tre media, che fanno capo alla conferenza episcopale, hanno appena siglato un accordo con il Parlamento europeo per raccontare le meraviglie compiute in questi anni dalle istituzioni di Bruxelles, minacciate ora dai barbari sovranisti. E poi, sebbene eroso dalle gelosie (Flavia Prodi morde chiunque voglia appropriarsi dell' eredità politica del marito), c' è tutto il mondo ex ulivista e popolare che smania per tornare a occupare un posto al sole, ci sono le Acli, l' Azione cattolica e le altre associazioni, i movimenti, le ong e le parrocchie. TANTO RUMORE... Tanto appare vasto lo schieramento, insomma, e tanto altolocati gli sponsor, che era lecito attendersi una "Cosa bianca" in grado di camminare sulle proprie gambe. Tra pochi giorni si vota in Abruzzo e poi toccherà alla Sardegna; la campagna elettorale per le Europee, con le quali tutto cambierà, è già iniziata: se non ora, quando? Invece l' unica cosa che è spuntata è l' ennesima sigla di cattolici progressisti, affiliata al partito-non partito di Carlo Calenda, a sua volta stampella del Partito democratico. Che è come dire una succursale del nulla. Si chiama Demos, che sta per Democrazia solidale, ed è su piazza da un pezzo, anche se in pochi se ne sono accorti. La guida il romano Mario Giro, il quale è stato sottosegretario agli Esteri nei governi di Matteo Renzi e Paolo Gentiloni ed è membro della comunità di Sant' Egidio di Andrea Riccardi: nel 2013 si era candidato con Mario Monti, ma gli è andata male. A questo partitino, ieri il quotidiano dei vescovi (non per la prima volta) ha dedicato mezza pagina. Avvenire dipinge una scena messa in grande fermento dall' attivismo di Bassetti: «Reti e comitati sono sorti e stanno sorgendo in tante città. Con proprie liste nelle maggiori competizioni locali e un occhio anche alle Europee». In questo magma spicca Demos, che ha subito dato «una risposta affermativa all' appello del presidente della Cei, per fare rete e ricucire l' Italia», e che promette, da adesso in poi, di essere presente «in tutte le elezioni amministrative». Il 20 febbraio, a Milano, la creaturina sarà battezzata in grande stile, con la presenza dell' economista Carlo Cottarelli, del sociologo Alessandro Rosina e del vicesindaco Arianna Censi. È evidente che le pubbliche relazioni vanno bene e che la benedizione del Vaticano aiuta, ma agli elettori, in concreto, cosa offrono costoro? «Condividiamo la finalità di creare un coordinamento tra tutte le forze anti-sovraniste che hanno a cuore il destino dell' Unione. Se l' idea è quella di dar vita a una lista di scopo per le Europee, noi vi aderiamo», annuncia Giro al quotidiano della Cei. ATTENTI AL BAUBAU Così, come ogni salmo finisce in gloria, il grande riscatto politico dei cattolici italiani termina nel modo in cui era facile immaginare sin dall' inizio: con l' ennesimo cespuglio utile a portare acqua alla "nuova" sinistra, che di diverso da quelle del passato ha solo i voti, dimezzati. Un progetto tenuto insieme dal Babau di turno, quel Salvini al quale il pd Maurizio Martina ora vuole dedicare una mozione di sfiducia. Tutto qui? Forse sì. Si attendono notizie dai coniugi Prodi, da Enrico Letta e dagli altri pesi massimi, ai quali l' appello di Bassetti dovrebbe aver messo una certa smania di tornare nell' arena. O no? di Fausto Carioti

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