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Marco Travaglio, il clamoroso attacco ai giudici: "Spocchiosi e ipocriti, fanno un favore a Matteo Salvini"

Cristina Agostini
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Marco Travaglio sferza un ferocissimo attacco ai giudici: "Se qualcuno vuole capire perché Salvini continua a fare incetta di elettori di destra, centro, sinistra e 5Stelle, ma anche perché i 200 mila che ieri hanno manifestato a Milano contro il razzismo non trovano rappresentanza politica, si faccia un giro nel mondo fatato del congresso di Magistratura democratica", scrive nel suo editoriale su Il Fatto quotidiano. "Vi troverà tutti i migliori alleati del salvinismo trionfante. Cioè i vizi e i tic che hanno dannato e continuano a dannare la sinistra italiana: spocchia, autoreferenzialità, ipocrisia, doppiopesismo, astrattezza, elitismo, negazione dei problemi, allergia a tutto ciò che viene dal popolo (bue), autocompiacimento di stare dalla parte dei buoni e dei giusti, compatimento per la plebe giustizialista, populista e sovranista". Leggi anche: Il piano perfetto dei magistrati rossi contro Salvini. Farina: come vogliono farlo fuori David Ermini, continua Travaglio, "è uno dei più zelanti ayatollah del renzismo, che per anni ha attaccato qualunque pm osasse avvicinarsi a Renzi, guadagnandosi l'anno scorso la rinomina a deputato, per poi passare al ruolo di garanzia di numero 2 del Csm. Ma ogni tanto se ne scorda e il richiamo della foresta lo riporta agli antichi amori: l'altro giorno era alla Camera con la Boschi, impegnata a bastonare i giudici di Firenze che osano arrestare i genitori di Renzi, e poi a tavola con altri renziani anti-toghe". "In un Paese civile", sottolinea il direttore del Fatto, il presidente Sergio Mattarella e i colleghi del Csm "l'avrebbero accompagnato alla porta. Invece pontifica dal pulpito di Md: non per difendere i giudici di Firenze manganellati dai suoi compari come lui menava quelli di Napoli per Consip; ma per denunciare 'la saldatura tra populismo e sovranismo' che 'si fa potere di governo' e mette addirittura 'in crisi i capisaldi della democrazia costituzionale e dello Stato di diritto con le politiche del rancore e l'ideologia moralistica della volontà popolare'. Già, perché la volontà popolare va bene solo quando vince il Pd e i giudici vanno difesi solo quando li attacca B. o Salvini". Insomma, se ne è accorto anche Travaglio. "C'è chi può e chi non può. Così gli elettori di destra penseranno che avesse ragione B., quando strillava alle 'toghe rosse' e le accusava di guardare in una sola direzione. Mutatis mutandis, è la posizione di Ermini e degli astuti magistrati democratici che lo invitano a tuonare contro gli unni al governo". E, conclude: "Così ora, sul campo, restano gli opposti estremismi: da una parte Md e le Camere penali, che continuano a negare i problemi della sicurezza e dell'immigrazione incontrollata, anziché indicare soluzioni serie, e a scomunicare col ditino alzato ('populismo giudiziario') chi chiede un minimo di ordine e certezza della pena; dall'altra Salvini, che non risolve nulla ma illude tutti con la propaganda da saloon, a base di pistoleri, negri e bordelli. Indovinate chi vince".

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