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Matteo Salvini e le espulsioni di immigrati, cifre clamorose: il metodo funziona

Davide Locano
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Caso Diciotti, manifestazioni per aprire i porti, Ong che tentano di sbarcare: le hanno provate tutte contro Salvini. Ma il ministro dell' Interno ha tenuto duro, a costo di rischiare un processo. E i numeri lo stanno ripagando. Da inizio anno sono arrivati in Italia 335 immigrati. In pratica 4,5 al giorno. Parliamo del dato più basso dal 2009. Se solo raffrontiamo il numero degli sbarcati da gennaio a metà marzo con lo stesso periodo del 2018 c' è da stroppicciarsi gli occhi: l' anno scorso giunsero nella Penisola in 5.945, mentre due anni prima gli africani approdati sulle nostre coste furono ben 15.852. Queste cifre, già eclatanti, tuttavia non la dicono tutta sul lavoro svolto al Viminale dal segretario della Lega. Perchè bisogna confrontare il dato degli arrivi con quello delle espulsioni. Sempre da inizio anno i rimpatri effettuati ammontano a 1.354, in sostanza oltre 18 al giorno. Capite bene che se ogni dì arrivano poco più di 4 immigrati, mentre il Viminale ne spedisce via 18, il saldo è positivo. Non tanto per Salvini, quanto per la legalità e la sicurezza. Leggi anche: Sondaggio, così la Lega raddoppia i voti grazie all'immigrazione Certo, si stimano circa 500-600mila clandestini nel nostro Paese e a questo ritmo ci vorranno decenni prima di cacciarli tutti. Però rispetto a quando governava il Pd, sembra di stare in paradiso. Pochi giorni fa il ministro dell' Interno ha annunciato comunque che apriranno «nuovi centri per le espulsioni, perché ne abbiamo ereditati troppo pochi: raddoppieranno entro l' anno, dato che senza centri per l' espulsione non si fanno le espulsioni». PULIZIA IN CASA Il decreto sicurezza, contestatissimo dalle opposizioni e da chi con gli stranieri faceva affari d' oro, ha invece impresso una svolta sui finti profughi. Come per altro promesso dal vicepremier del Carroccio. E così nel 2018 l' Italia è stato il Paese Ue che ha registrato il calo maggiore di domande di asilo, pari a -61% rispetto al 2017. Nell'Unione le richieste d' asilo sono scese dell' 11%. La Germania, che pure ha visto un calo del 18%, resta il primo Stato per domande presentate con il 28%. Seconda è la Francia con il 19%, terza la Grecia con l' 11%, quarta la Spagna con 9%, e quinta l' Italia con l' 8%, a cui segue la Gran Bretagna con il 6%. E nel 2019? Ecco i numeri. I permessi umanitari concessi ai migranti in un anno sono passati dal 27 al 2%. In crescita i dinieghi, dal 56 al 77%. Da Capodanno all' 8 marzo le richieste di asilo sono state 7.189, le decisioni adottate 16.311 e quelle pendenti 76.779. Al primo giugno 2018 le domande pendenti erano 135.337, cioè sono calate di 58.558 da quando si è insediato il nuovo governo, pari al -43,27%. Nel dettaglio le decisioni adottate nel 2019 sono: rifugiati 10%, sussidiaria 6%, umanitaria 2%, dinieghi 77%. VIA GLI IRREGOLARI Che numeri... E dire che la sinistra ci raccontava come fosse impossibile bloccare l' invasione. Bastava solo volerla fermare. Così come si poteva rovinare il business ai trafficanti di uomini. E mandare in rovina le tante cooperative che, grazie ai 35 euro al giorno per ospite straniero, avevano trasformato l' accoglienza in un affare. Si poteva inoltre buttar giù le baraccopoli, come quella di San Ferdinando in Calabria, dove morivano persone bruciate e dove la criminalità albergava in mezzo al miseria. Pure il Cara di Mineo in teoria era intoccabile. E a furia di non muovere un dito la situazione era degenerata. Adesso invece, sgombero su sgombero, il Viminale sta facendo distinzione su chi ha diritto di protezione internazionale (in fuga veramente da guerre o dittature), da quelli invece che volevano solo vivere sulle spalle dei contribuenti italiani. In teoria, dopo il decreto sicurezza, si temevano ondate di stranieri in mezzo alle strade. Ce ne sono sempre meno. Non avevamo dubbi... di Giuliano Zulin

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