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Luigi Di Maio, siamo al diktat: "O così o non votiamo". M5s allo sbando: cercano l'incidente perfetto

Giulio Bucchi
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Un braccio di ferro con Matteo Salvini e Giovanni Tria. Al Movimento 5 Stelle lavorano al colpo di mano sul Dl Pillon, su adozioni e famiglia, e Luigi Di Maio nel summit con i big grillini (presenti i ministri Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede, i sottosegretari Buffagni e Spadafora e i capigruppo D'Uva e Patuanelli) detta la linea dura: sarà diktat.  Leggi anche: "Quando cadrà il governo". Feltri svela il bluff di Salvini e Di Maio Anche sull'onda dei sondaggi favorevoli, il capo dei 5 Stelle punta tutto ora sulle  misure a favore della famiglia. Come riporta anche il Corriere della Sera, chiede più tutela per i padri separati ma anche per i figli, che nel disegno di legge studiato dal leghista Pillon verrebbero a suo dire "trattati come oggetti, e i bambini non sono un diritto da dispensare alla madre o al padre, bisogna che la legge si focalizzi sulla loro tutela e salvaguardia". Ma il vero nodo della questione, ancora una volta, sono i soldi, a cominciare dal dimezzamento delle rette degli asili nido, lo sconto sui pannolini e il coefficiente familiare. Tra le proposte di Di Maio c'è quella di un "fondo di 100 milioni a sostegno delle giovani coppie per l'acquisto della prima casa". Mossa, si capirà, dall'altissimo potenziale elettorale. E per questo, infatti, Di Maio avverte: "Se non ci sarà il capitolo famiglia il def non lo votiamo, sia chiaro. Qui bisogna lavorare, non chiacchierare". Volontà di arrivare a rottura, solito bluff elettorale o un modo, spavaldo, per mettere in difficoltà Salvini ma soprattutto ancora una volta il grande nemico (comune) Tria=

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