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Matteo Salvini, il gelo con Conte per le dimissioni di Siri: "In una democrazia, di solito...". Si mette male

Giulio Bucchi
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La decisione del premier Giuseppe Conte di chiedere il ritiro delle deleghe del sottosegretario Armando Siri nel prossimo CdM, anziché chiudere il caso, potrebbe far esplodere ufficialmente la guerra tra Lega e Movimento 5 Stelle. Il sottosegretario leghista alle Infrastrutture, indagato per corruzione, aveva proposto di dimettersi tra 15 giorni, dopo essersi cioè presentato volontariamente davanti agli inquirenti. "Le dimissioni si danno o non si danno", ha ribattuto con un pizzico di vena polemica Conte.  Leggi anche: "La Lega fa un danno al governo". Siri, l'affondo del grillino Sibilia su Salvini Matteo Salvini, che in questi giorni ha difeso Siri "blindandolo" alla sua poltrona e resistendo al pressing selvaggio del Movimento 5 Stelle, prima della decisione di Conte sembrava ancora del suo avviso: "Oggi ho dedicato la giornata ad altro - spiegava il vicepremier leghista da Budapest - qualunque decisione mi va bene se me la spiega e la spiega agli italiani. Se chiedessero a voi dimettervi perché due tizi all'autogrill parlano di voi, giustamente direste No, fatemi spiegare a un giudice e poi ne riparliamo". In democrazia funziona così di solito. In un Paese di diritto si è innocenti fino a prova contraria. In Lega abbiamo dimostrato negli anni passati che abbiamo fatto bene in fretta e presto senza aspettare nessuno. Almeno lo si lasci parlare coi magistrati". Esattamente quello che Conte non ha concesso a Siri. Si tratta ora di capire se la Lega accetterà la scelta di Conte e non si opporrà al premier per salvare il governo. Ma una parola sbagliata di Luigi Di Maio e dei grillini, da qui a metà della prossima settimana quando si dovrebbe tenere il CdM, potrebbe di nuovo far precipitare tutto.

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