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Matteo Salvini, lo sfogo: "Siri via solo con rinvio a giudizio. Cosa farò mercoledì in CdM". Schiaffo al M5s

Giulio Bucchi
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Si fa presto a dire "niente crisi". Matteo Salvini, in un colloquio informale con il Corriere della Sera, conferma quanto detto ieri: fiducia nel premier Giuseppe Conte, nonostante i retroscena che lo descrivono, tutti concordi, come furioso per l'accelerazione di Conte sul ritiro delle deleghe al sottosegretario leghista Armando Siri, indagato per corruzione. Ma al Corsera il leader leghista alza l'asticella: Siri via? "Ma che ci sia almeno un rinvio a giudizio... Non si dice una condanna in terzo grado, ma almeno un rinvio a processo". E visto che al momento è solo indagato, e non ha nemmeno parlato con i magistrati, alle dimissioni o al siluramento non è immaginabile pensare. Leggi anche: Caso Siri, Salvini ora non tiene più i suoi. Toti e Meloni, "le mani sulla Lega" Come la mettiamo? Salvini assicura che al CdM in cui i ministri dovranno votare sul ritiro delle deleghe del sottosegretario "non succederà nulla". Ma, avverte, se Siri verrà fatto fuori così questo precedente rappresenterà "un rischio per la democrazia". "Ma quando mai il problema è stato quello di una poltrona? - replica a Luigi Di Maio - Per me è evidente: condannare, dimissionare, linciare una persona sulla base di chiacchierate telefoniche di altre persone, io temo sia pericoloso per la democrazia. La scardina, e scardina i principi costituzionali di garanzia". Ancora: "E se due parlassero al telefono di Di Maio, di Toninelli o di Di Battista? Che facciamo? Buttiamo via tutto il governo? Che ci sia quanto meno un rinvio a giudizio, santo cielo... Non si dice una condanna in terzo grado, ma nemmeno può bastare l'apertura di un'indagine basata su una telefonata tra due persone che parlano di una terza...". Da quest'orecchio però i grillini e il premier non sentono. E allora Salvini rilancia: "Se vuole sapere che cosa succederà mercoledì in Consiglio dei ministri le dico che conto di portare alla seduta un testo unico sull'immigrazione". E un bacione agli "alleati" a 5 Stelle.

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