Matteo Salvini, sondaggi: la Lega sale ancora, per il centrodestra numeri da record
Il pugno duro sui migranti? Paga. Fare a musate con l'Unione Europea? Paga. E all'incasso ci passa sempre lui, Matteo Salvini. L' uomo che ha saputo sfatare la profezia nenniana del «piazze piene, urne vuote» e che elezione dopo elezione riempie sia le prime sia (soprattutto) le seconde. A certificare questa tendenza sono gli ultimi sondaggi della SWG che parlano di una Lega che vola al 38% (+0,8% in una sola settimana) e sembra non volersi fermare più. Se il Carroccio sale, il Movimento Cinquestelle scende (17,2% contro il 18%) e il Pd resta stabile. Un dato questo che certifica la trasversalità ormai raggiunta dalla Lega nel raccogliere voti. Salvini pesca tanto nel centrodestra quanto in quel elettorato di centrosinistra non ideologico, che non riconoscendosi nel Pd aveva virato sui Cinquestelle restandone scottato. Leggi anche: Alessandra Moretti sfotte Salvini e Di Maio: "Imparate la lezione, dite grazie al Pd" C'è poi un' altra rilevazione assai interessante ed è quella che riguarda il centrodestra mai così forte. Già, perché la Lega al 38% fa meglio del miglior Pdl (37,38% raggiunto alle Politiche del 2008) e se a quei voti si sommano quelli di Forza Italia (data al 6,5%, in flessione) e quelli di Fratelli d'Italia (6,4%, stabile), ecco che la coalizione arriverebbe addirittura al 51%. Numeri che fanno aumentare le spinte interne alla coalizione che governa la maggioranza delle regioni italiane, per mettere fine all' esperienza del governo gialloverde. Staremo a vedere. Quel che è certo è che adesso per la Lega di Salvini si apre la fase due, quella più complicata. Ovvero quella nella quale, per usare una metafora economica, si dovrà passare dall' incasso al far fruttare il capitale e iniziare a distribuire i dividendi. Per farlo il Carroccio dovrà dimostrare di avere (e di saper formare) una classe dirigente capace di andare a ricoprire ruoli chiave, tipo quello del Commissario europeo che, secondo le ultime indiscrezioni dovrebbe ricoprire anche il ruolo di vice presidente della Commissione Ue. Non solo, o non più, tesserati di provata fede pluriennale, ma uomini e donne capaci di ricoprire i ruoli cui verranno chiamati. Il tutto gestendo una crescita esponenziale che porta con se inevitabilmente frizioni, invidie, gelosie. Perché mai come in questa fase della storia leghista le poltrone da distribuire sono tante, ma i "culi" che vorrebbero essere sistemati anche di più. Sembra dunque che Salvini, chiusa la partita europea, dovrà applicarsi alla riorganizzazione del partito. Un piano che dovrà essere in grado di tenere assieme il nuovo corso con il vecchio. I militanti che baciano il tricolore e quelli che sventolano ancora il Sole delle Alpi. Una manovra che il leader leghista ha già iniziato in Veneto dove ieri ha nominato come commissario il ministro Lorenzo Fontana («Lavorerò al fianco di Zaia sui temi dell' autonomia e delle prossime regionali»). Poi dovrebbe toccare alla Lombardia, dove al pur apprezzato Paolo Grimoldi potrebbe essere chiesto un passo indietro, magari in favore del neo vice segretario Andrea Crippa. di Fabio Rubini