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Gianluca Savoini rompe il silenzio: "Perché non ho risposto ai pm di Milano"

Davide Locano
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Nessuna fuga dai giudici, nessuna paura delle toghe. Gianluca Savoini, ex portavoce di Matteo Salvini e fondatore dell'associazione Lombardia-Russia, indagato dalla procura di Milano per corruzione internazionale, "si è avvalso della facoltà di non rispondere, si tratta di una scelta puramente tecnica". Lo spiega di primissimo mattino all'AdnKronos il suo avvocato difensore, Lara Pellegrini. Savoini era stato convocato ieri, lunedì 15 luglio, negli uffici della Guardia di finanza in via Filzi a Milano, ma ha preferito non rispondere alle domande dei pm Sergio Spadaro e Gaetano Ruta. "Considerato che ad oggi siamo di fronte ad un'inchiesta giornalistica trasferita in sede penale, preferiamo aspettare il deposito degli atti da parte della Procura per confrontarci su una base concreta", ha concluso l'avvocato, rispondendo indirettamente a chi - dal Pd in giù - dietro alla scelta ha visto, come detto, una fuga dalla giustizia. O, peggio, una colpevolezza certa. Leggi anche: "Savoini? Non parlo di soldi che non ho visto": zitti tutti, parla Salvini  

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