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Silvio Berlusconi, il blitz del "partito di Arcore": così ha tradito la promessa fatta a Mara Carfagna

Davide Locano
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Una giornata drammatica, quella di giovedì 1 agosto, per Forza Italia. Dopo l'annuncio del lancio de L'altra Italia, il summit in cui Silvio Berlusconi dice sì alle primarie, ma solo per gli iscritti, e soprattutto nomina un nuovo ufficio di coordinamento accostato da Mara Carfagna all'"ufficio liquidazione" del partito. Giovanni Toti a strettissimo giro di posta ha annunciato l'addio agli azzurri; la Carfagna da par suo ha speso parole durissime contro il leader e le sue scelte, semplicemente come non era mai avvenuto in passato. Questo, di fatto, l'epilogo della battaglia durata mesi tra il governatore ligure e Berlusconi. Ma come mai, dopo le iniziali aperture, Berlusconi ha scelto di chiudere alle richieste di Toti e di chi, come la Carfagna, pur con toni più soft invocava il rinnovamento? Leggi anche: Addio di Toti a Forza Italia, lo scenario-bomba Una risposta arriva da un retroscena pubblicato su Il Tempo. Chi è vicino a Toti sostiene che il Cav sia stato "malconsigliato". I fedelissimi del leader, "il partito di Arcore" così come lo chiama il quotidiano capitolino, dice invece che la scelta è avvenuta in totale autonomia. Il Tempo, però, mette insieme una serie di tappe. E si legge: "Martedì, in una riunione che si sarebbe tenuta ad Arcore (partecipanti Tajani, Bernini, Gelmini, Ronzulli, Ghedini) si sarebbe deciso lo stop a quell'iniziativa che il Cavaliere aveva in animo (e pare avesse assicurato alla diretta interessata), ossia fare di Mara Carfagna coordinatrice unica in caso di uscita di Toti. E poi l'altroieri pomeriggio, con il lancio della federazione aperta ai movimenti centristi che conteneva l'alt ad un percorso congresso-primarie invocato da Toti". Una riunione, dunque, lo scorso martedì. In cui Berlusconi ha deciso come muoversi, come agire. Scelte bollate dall'entourage di Toti come "una provocazione". Scelte non condivise anche da altri importantissimi esponenti del partito. E il dubbio, sullo sfondo, resta sempre piuttosto concreto: trattasi davvero di scelta autonoma di Berlusconi oppure, qualcuno, lo ha indirizzato temendo di trovarsi fuori dai giochi? Un sospetto più che legittimo.

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