Luigi Di Maio, il piano B se la trattativa col Pd non andasse: schiaffo a Mattarella e governo "ponte"
Appena le dimissioni di Giuseppe Conte metteranno la parola "fine" al governo gialloverde, Luigi Di Maio chiamerà Nicola Zingaretti. L'idea del grillino è quella di dar vita a un governo "ponte" guidato da Conte, un "intermezzo" necessario per approvare anticipatamente una manovra lampo che sterilizzi l'Iva - già preparata da Giovanni Tria - per poi lasciare spazio a un esecutivo politico con il Pd. Peccato che Di Maio sembra essersi dimenticato le poche ma chiare parole di Sergio Mattarella: "Niente governi di transizione". Leggi anche: Luigi Di Maio, l'ultima telefonata a Salvini: "Mi hai tradito" Il leader dei Cinque Stelle deve indorare la pillola a quelle due forze politiche da sempre in lite tra loro. Ma per farlo necessita del segretario dem. In fatto è che - come riporta Repubblica - Zingaretti a queste condizioni non ci sta. Il piddino è molto più ambizioso e sogna un esecutivo duraturo. "Saremmo matti a caricarci sulle spalle una legge di stabilità pesante con un accordicchio al buio- il senso dei suoi ragionamenti - E se poi un altro esecutivo non nasce? E se qualcuno lo fa saltare dopo due mesi?". Il pensiero va sicuramente a Matteo Renzi, colui che può permettersi di fare e disfare perché nel Pd è lui a detenere i gruppi parlamentari. Non solo, la preoccupazione di Zingaretti va anche a quei pentastellati pronti a sostenere Matteo Salvini. Insomma, se la trattativa con il Pd non dovesse arrivare, Di Maio sarebbe pronto a mettere da parte la volontà del presidente della Repubblica pur di ottenere quel governo "ponte" che tanto va dicendo.