Nicola Zingaretti e i timori su Di Maio: "Conte premier? Penso che il leader grillino non voglia più l'asse"
"Comincio a pensare che questo governo Di Maio non lo voglia più fare. Ma se ci fosse l'accoglimento delle proposte emerse dalla Direzione del Pd, l'approvazione della nostra road map sulle riforme più l'elenco dei ministeri che vi hanno detto, a queste condizioni il mio veto su Conte presidente del Consiglio non ci sarebbe più". Nicola Zingaretti non nasconde ai suoi un certo timore: l'inciucio Pd-M5s si fa più complesso di quanto si poteva immaginare. Superati i rancori passati (solo due mesi fa i dem querelavano Di Maio per aver definito il Pd il partito di Bibbiano), i Cinque Stelle rendono l'alleanza ancora più difficile da realizzarsi. L'ultima pesante condizione, come ricorda il Corriere, è che Giuseppe Conte rimanga alla guida del nuovo governo, nonostante la chiarezza dei piddini: "Chiediamo discontinuità con l'esecutivo precedente, anche nei nomi". E così nel segretario del Pd si insinua il dubbio che "questo governo il leader grillino non lo voglia più fare". Leggi anche: Zingaretti: "No agli ultimatum, serve discontinuità" Le condizioni che arrivano sul tavolo del Nazareno sono talmente significative che hanno bisogno di una verifica. Al Pd andrebbero i due ministeri economici (Economia e Sviluppo economico, a cui il segretario sogna di mandare i fedelissimi Antonio Misiani e Paola de Micheli), la Giustizia (Andrea Orlando), oltre alle Politiche giovanili (il presidente dell' Agesci Francesco Scoppola). Più la garanzia che il Viminale rimarrà fuori dall'orbita dei Cinque Stelle: Franco Gabrielli oppure, in subordine, il renziano Emanuele Fiano. In cambio il segretario del Pd è pronto a non mettere veti sulla riconferma di Elisabetta Trenta (Difesa), Sergio Costa (Ambiente), forse addirittura Giulia Grillo (Salute) e anche Di Maio. "Ma a patto che non abbia un ministero di prima fascia. Altrimenti torniamo alla copia carbone del governo precedente", dicono i suoi. Le paure di Zingaretti si fanno sempre più concrete, tanto da spingerlo a chiedere un incontro al pentastellato. Invito al quale, però, Di Maio non ha risposto. E non sia mai che il leader del Nazareno abbia ragione. "E se Di Maio questo governo non lo volesse più fare?".