Bruno Vespa: così Nicola Zingaretti ha tradito Matteo Salvini e stretto il patto di sistema con Luigi Di Maio
"L'8 agosto, giorno di apertura della crisi di governo, Nicola Zingaretti confermò in assoluta buona fede che il Pd era favorevole alle elezioni. Lo diceva da mesi e questo ha convinto Salvini a rompere il patto con Di Maio". Bruno Vespa, nel suo editoriale su Il Giorno, rivela il retroscena clamoroso sulla crisi di governo e spiega che poi "le cose sono andate diversamente non solo per il ribaltamento della posizione di Renzi. Sul segretario del Pd si è abbattuta la fortissima pressione di un vasto mondo di riferimento: dall'Europa agli Stati Uniti, dalla Chiesa al volontariato, dal mondo finanziario a quel complesso di poteri e di centri d' influenza che non ha mai consentito al centrodestra di eleggere un presidente della Repubblica". In questo scenario si è preferito "un partito di sistema come il Pd piuttosto che far vincere le elezioni a un partito considerato antisistema come la Lega. Che i consensi popolari per Salvini fossero vicini al 40% era una pericolosa aggravante". Ergo, "se riuscirà a nascere, il governo giallorosso" dovrà trovare "i 23 miliardi per disinnescare la bomba dell'aumento dell'Iva" e dovrà "far convivere reddito di cittadinanza e 80 euro con le iniziative di riduzione fiscale". Leggi anche: "Non può neanche decidere". Di Maio deride Zingaretti: la voce che gira tra i grillini Non solo, secondo i sondaggi mezza Italia "voterebbe centrodestra e avrebbe preferito le elezioni" ed "è molto disorientata e teme - probabilmente a torto - un qualche aumento delle imposte. Questa incertezza, se non sarà fugata al più presto, non favorisce gli investimenti, anche piccoli. E non sappiamo quale sarà la reazione di quegli industriali del Nord Est che all'inizio della crisi hanno dato a Salvini una pubblica quanto inedita spinta verso il voto". Certo, conclude Vespa, Salvini ha fatto sull'immigrazione e voleva ridurre la pressione fiscale, "si può far meglio. Vedremo come".