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Pietro Senaldi, la bomba sotto le poltrone di Pd e M5s: "Finiranno prima di Salvini"

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Caterina Spinelli
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 In soli quattro giorni di trattative si è già capito che le liti per formare il governo non sono che l' antipasto: Cinquestelle e Pd sono destinati a fare a cazzotti per tutta la durata della loro esperienza insieme. I dissidi sono tali che stavolta Conte sarà costretto a lavorare, non potrà fare il semplice portavoce di idee altrui. Tant' è che ieri ha passato la mattinata al Quirinale, cercando di persuadere un Mattarella sempre più infastidito e perplesso che se ne verrà a capo. L' aspirante premier riconfermato ha annunciato che per domani troverà la sintesi tra i contendenti e la renderà nota al volgo. C' è grande attesa per le poltrone più che per il programma, che arriverà da Bruxelles o direttamente da Berlino, e infatti la zuffa è soprattutto su quelle. L' impomatato ricandidato a Palazzo Chigi si è fatto garante presso il Quirinale e il Pd, tra i due soggetti non c' è molta differenza, dell' accordo con M5S. Da quando l' Unione Europea di Merkel e Macron lo ha promosso cameriere capo della trattoria Italia, il professore di Volturara Appula si è montato la testa. si è persuaso di valere quanto Winston Churchill. L' uomo è in buona fede, però ha gettato il cuore oltre l' ostacolo, in realtà lui i Cinquestelle non li controlla. Si fa forte dell' investitura che gli ha dato Grillo, ma il comico guru è un bipolare, un giorno dice una cosa ma subito dopo già ne pensa un' altra. Altre carte Conte non ne ha in mano: sull' ambiguità di Casaleggio junior anche lui, come tutti, non può contare, mentre la trimurti pentastellata ha interessi divergenti e non voga al suo comando. Di Battista vuole tornare al voto per recuperare uno stipendio, Di Maio, già fatto quasi fuori dal M5S, non può acconsentire all' ulteriore ridimensionamento al governo che per lui vorrebbero i dem, il Colle, i grillini e il premier stesso, e Fico ha deciso di stare alla finestra e farsi i cavoli propri, ben pagati, al calduccio della presidenza di Montecitorio, intuendo che l' esperienza giallorossa sarà burrascosa. NON SONO NORMALI Dopo l' ennesimo incontro insoddisfacente, il mediatore dem Delrio ha sottolineato la necessità di un chiarimento politico con i grillini. Gli diamo una dritta: la richiesta è impossibile, per due ragioni. La prima è che M5S è una maionese impazzita peggio del Pd, che al confronto è un monolite di coerenza e compattezza privo di individualismi. La seconda è che i grillini sono dei matti e chiunque ci voglia trattare deve accostarvisi con questa consapevolezza. Zingaretti e compagni fanno lo stesso errore che fu di Bersani e Renzi e li trattano come politici normali: propongono, mediano, ragionano. Non serve a nulla, per spuntare qualcosa con M5S bisogna imitare Salvini, altro politico senza schema, che li ascoltava, diceva loro di sì e poi faceva quello che voleva lui. Siccome comunque con i pentastellati si finisce a litigare è inutile sfinirsi in trattative, perché poi con loro la partita al governo ce la si gioca a braccio di ferro. Il Pd inoltre ha un altro guaio, speculare a quello di M5S: ogni trattativa viene meglio se c' è un capo che può decidere. I Cinquestelle agli inizi del governo gialloverde, sulla scorta della vittoria elettorale, ce l' avevano. Poi Di Maio ha perso forza, mano a mano che governava e i sondaggi calavano, e ora tratta solo, e a fatica, per non alzare il proprio posteriore dalla poltrona. Però neppure i dem hanno un vero segretario che può condurre i negoziati, visto che l' accordo è sponsorizzato da Renzi e che Zingaretti non entrerà nel governo. Ecco spiegato il caos, alimentato dalla figura di Conte, che virtualmente ha acquisito potere. Egli è considerato troppo vicino a Mattarella e all' Europa, quindi i grillini non gli vogliono consegnare le chiavi della macchina e rivendicano un vicepremier. Anche il Pd però, benché il professore abbia fatto capire che il suo cuore batte per i dem, non può dargli carta bianca. SINTESI PRECARIA Morale, la trattativa langue e la rissa è senza fine. Siamo certi che continuerà anche dopo il varo del governo, che difficilmente durerà molto. Di Maio e Salvini almeno si parlavano direttamente, Luigino e Zingaretti invece comunicano ancora per intermediari. Quando poi si inizierà a parlare di programmi, sarà il caos, e non solo perché, mettendo insieme i venti punti di Di Maio e i cinque di Zingaretti non si fa neppure un ambo. Non ci sarebbe da stupirsi se i nuovi alleati di governo si menassero più dei precedenti. La sintesi dei progetti di M5S e Pd (più immigrati, meno sicurezza, più spesa e meno etica per tutti) ha l' instabilità nel dna. È improbabile poi che, dopo anni passati a cercare di diventare una sinistra riformista, il Pd si consegni mani e piedi a Fratoianni e Boldrini, i cui voti però saranno indispensabili per prolungare la vita del governo. Gli sponsor dell' esecutivo giallorosso affermano che esso deve partire per salvare l' Italia, ma viste le premesse pare destinato ad affondarla ancora di più. Il Quirinale potrebbe risparmiarci questo spettacolo. I film horror con il finale già scritto non valgono la pena. di Pietro Senaldi

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